lunedì 28 maggio 2012

CALCI IN CULO

Ogni tanto fa bene isolarsi dal mondo. Dalle persone, dalla tecnologia, dalle parole, dai rumori, dalle macchine, dallo smog, dalla frenesia... dai rapporti umani.
Da questa fogna dove un clandestino è costretto a rifugiarsi per riscattare sotto terra la sua verginità perduta di uomo.
Isolarsi.
Andare via.
Vivere fuori, dormire sotto un albero... fra vipere e cinghiali, che sono sempre meno pericolosi delle belve a due gambe e armate di ultimo modello di telefonino.
Via... via dalla vita, via da voi e dalle vostre cazzate.
Via... come una vacanza.
Come un bacio.
Come una promessa.
Via.
Ma poi si torna... e fatalmente ci si fa riprendere dalle pessime abitudini.
Come quella di accendere un pc e collegarsi a internet.
Come quella perversione che ti porta a leggere le notizie sui quotidiani on line, come se questo potesse, in qualche modo, renderti più "presente" alla vita.
E leggi, leggi, leggi... e spesso non credi a quello che leggi. Anzi... ci credi, ci credi, eccome... ci credi perché alla fine... niente di nuovo. Non ti sorprendi, come vorresti, nel poter magari  scoprire che ogni tanto il mondo gira nel modo giusto.
Calcio... scommesse... e calci nel culo a voi che state anche a dargli i soldi, a questi qua.
Sono giovani, ricchi, pieni di tutto quanto possa rendere la vita inutile e lussuosa. Sono scemi ma inconsapevoli, e per questo impermeabili.
Hanno macchine e donne (ovviamente l'ausiliario "avere" è nettamente preferito ad "essere") e non si accontentano.
Vogliono di più.
E truccano le partite.
Lo fanno per soldi.
Denaro.
Sempre lui.
Denaro che deve finire sempre nelle tasche di coloro a cui non manca.
Calciatori che vendono le partite, gangster che le comprano... campionati falsati; personaggi che vivono nella fantasia dei bambini che vorrebbero emularli... tutto questo va a finire in quello schifoso calderone dello squallore quotidiano fatto di bramosia di guadagno.
Sempre e solo lui. L'unico veleno che rende la vita stupida.
Come chi lo insegue.
Come tutti voi, insomma.
Buona fortuna e buoni calci in culo.



martedì 22 maggio 2012

LE CICALE E LE FORMICHE

"Vittoria! Vittoria!"
"Abbiamo vinto!"
"Hanno perso!"
Così parlò lo stolto.
Così parlano i dirigenti di un partito nato già morto (il PD, per inteso) che, grazie al suicidio politico della Lega e a una decina di mignottelle frequentatrici di anziani satiri, ha preso la maggioranza dei voti di una quasi minoranza di elettori.
E ha eletto sindaci a gogo.
E bravi ragazzi del PD... ora sarete fieri del vostro scarso, scarsissimo risultato. Ora che pensate di avere la maggioranza dei voti darete modo alla destra di riorganizzarsi e battervi alle prossime elezioni.
Bravi... state lì a crogiolarvi e a cantare come allegre cicale, senza nemmeno rendervi conto che non siete stati voi ad avere vinto, ma sono stati gli altri ad avere perso.
Ma questo non lo considerate. Avevate e avete fame... e vi accontentate di mangiare in un piatto rotto delle cibarie trovate per terra. Non le avete cucinate voi... non sono buone. L'unica cosa che potevate fare era di mettervi ai fornelli e provare a imparare a cucinare. Invece no... prendete gli avanzi degli altri, li mettete in un piatto e vi illudete di avere preparato voi da mangiare.
Non andrà così.
Vi verrà il vomito, ma, quel che è peggio, è che lo farete venire anche a noi.
Che continueremo a non capire nulla, aspettando il prossimo ducetto.
Come tante pecore bisognose di un cane che le tenga unite.
E intanto, care cicale del PD, qualcuno ha fatto passi e vita da formichina. Si chiama Grillo (curiosa affinità di animaletti) e lo avete chiamato "antipolitica" per anni. Ora c'è... c'è lui e c'è il suo movimento 5 stelle.
Ora vi sento dire che è un interlocutore politico. Ah... ora ve ne accorgete?
La formica (o Grillo, che dir si voglia) vi sta togliendo terra sotto i piedi, ma voi fate finta di non accorgervene.
Posso darvi un consiglio? Continuate così... più sprofondate voi più avrà (seppur piccole) possibilità il paese di non sprofondare.
Fatta salva l'imbecillità di chi va a votare, naturalmente... il che non mi rende per niente tranquillo.


sabato 19 maggio 2012

VERDE SPERANZA

E forse qualcuno ci aveva sperato nel verde della Lega. Qualcuno aveva sperato che dietro quelle urle da trogloditi, dietro alle alzate di dito medio, di prodi cacciatori di prostitute sui treni, di slogan celoduristi e morsi ai polpacci dei poliziotti, potesse celarsi un movimento nuovo che potesse spazzare via tutto il brutto della politica.
Eh sì... qualcuno ci aveva sperato e ci aveva creduto. Dopotutto i fresconi si trovano un po' dappertutto.
Vorrei sapere che pensa questo qualcuno, ora che il pentolone si sta scoperchiando e che anche il Gran Capo; il leader assoluto, colui che ha governato un partito come un monarca medievale governava le sue terre... ora che anche lui è indagato per truffa allo stato.
"Lui sapeva!" Dicono i giudici.
Ovviamente smentiranno.
C'era lui e c'erano i suoi figli, presi con le mani in una ricca marmellata.
I figli del capo... maggiorenti di un partito fondato non per essere uno strumento democratico, ma uno squallido feudo di stile arcaico.
Un po' come succedeva ai tempi di Alberto da Giussano. Ma lui i feudatari li combattè.
E soprattutto non vestiva di verde.
Continuate a sperare se ne avete voglia. Il vostro capo reciterà alla perfezione la parte della vittima. Dopotutto in questi anni ha avuto un  maestro d'eccezione.
E i frescono sono sempre pronti, lì, a bocca aperta... qualche vomitainsulti pronto a scaldarvi il buco del culo si trova sempre... tranquilli.




giovedì 17 maggio 2012

MA CHE CE FREGA, MA CHE CE IMPORTA

Eh sì... è una società di magnaccioni, che importa se l'oste al vino c'ha messo l'acqua? C'ha messo l'acqua e nun lo pagamo!
In osteria va bene, nella vita un po' meno. Eppure la vita è un'osteria... l'oste è un furbacchione, allunga il vino con l'acqua, ma non frega poi molto a nessuno. L'importante è bere (annacquato o meno) e poi cercare di non pagare.
Ma poi arrivano gli sbirri e allora ti fanno pagare il bicchiere di brodaglia annacquata come fosse un vino pregiato... e che succede? Succede che ti incazzi! Succede che allora e solo allora ti lamenti che nel vino ci sta l'acqua, che quello che hai bevuto non era buono e che hai il diritto di non pagare.
Ma dovevi dirlo prima, caro magnaccione.
Dovevi dirlo quando il bicchiere ti è stato portato in tavola. Avevi il diritto di pretendere del vino buono; rosso, profumato, saporito. Ma non ti è importato poi molto. Hai venduto il tuo gusto, il tuo palato... anzi, lo hai svenduto. Anzi... lo hai buttato via. Solo perché speravi di non pagare.
Perché è comodo fare così.
E' comodo accettare un vinaccio inacetito e allungato con acqua, pur di non pagare il conto, pur di non mettere la mano al portafogli.
E' comodo buttar giù dello schifo e poi vantarsi a destra e a manca di aver bevuto un nettare divino.
Per l'apparenza.
E poi lo sapevi che l'oste ti ingannava, ma ti stava bene così.
Allora tienitelo pure il tuo bicchiere annacquato, ma non ti  lamentare se ora ti viene fatto pagare per vino buono.
Te lo sei meritato.
Tu e tutta questa società... che di magnaccioni ha, in fondo, ben poco... ma di cretini furbi (mi si perdoni l'ossimoro) ne è ben piena.


martedì 15 maggio 2012

COCCODRILLI BIANCHI

Secondo una delle più note leggende metropolitane, nelle fogne di alcune grandi città vivrebbero questi fantomatici coccodrilli bianchi, gettati o lasciati lì da chissà chi, oppure figli di strane e particolari mutazioni genetiche.
Io sono un clandestino, ci vivo nelle fogne, io ci sguazzo, mi ci rotolo, le percorro, le sondo, sento gli odori e i rumori. Io ci sono di casa nelle fogne, ma coccodrilli bianchi non ne ho mai visti.
Mi capita di vederne, invece, quando mi affaccio dai tombini e do uno sguardo al mondo "reale". Al vostro mondo.
Allora ne vedo tanti di coccodrilli... bianchi e non. Policromi rettili che camminano, corrono, si affannano, telefonano, scrivono appunti, si arrabbiano, non sorridono mai, non scambiano saluti con chi li incrocia, dileggiano chi è diverso da loro, sfoggiano la loro infinita protervia, pensano, pensano, pensano... pensano solo a come fare denaro, a come rendere più difficile la vita altrui, a come ingannare i propri simili. Pensano a come apparire belli senza rendersi conto di quanto siano brutti.
Coccodrilli.
Con lacrime da coccodrillo.
Rettili enormi, figli di niente e genitori di nessuno, persi nel narcisismo e nel cercare quello che non c'è. Falsi, bugiardi, spudorati, spregiudicati, coperti di profumi per coprire la loro ignobile puzza.
Coccodrilli pronti a pensare e parlare solo in prima persona. "Io"... solo l'io esiste. "Per me..." solo la propria opinione e i propri problemi esistono.
Coccodrilli senza un briciolo di dignità, sempre sul pezzo e sempre in procinto di lagnarsi e piangere per le proprie (eventuali) disgrazie.
Coccodrilli infami, abituati a dare il morso per primi, anche se già sazi.
Questo vedo dalla mia fogna, dove ogni tanto avrei piacere di incontrare un coccodrillo vero, non importa se bianco o meno. Avrei piacere di scambiare quattro chiacchiere con lui e chiedergli scusa per averlo paragonato agli altri "coccodrilli" che vedo di sopra.
Quei coccodrilli così pieni di sè che non si accorgono nemmeno che il mondo che hanno generato, che vivono e nel quale vorrebbero comandare... li ha già condannati a diventare borse o portafogli. Con buona pace di chi li sfoggerà.
Coccodrilli che si nutrono di altri coccodrilli.
Mors tua vita mea, dicevano gli antichi.
Auguri e... occhio ai cacciatori.




lunedì 14 maggio 2012

(IM)MORTALITA'


...Scordando che poi infine tutti avremo, due metri di terreno...
Rubo le parole a Francesco Guccini, tanto per rompere l'eterno ghiaccio del foglio bianco.
Due metri di terreno, appunto (oppure mezzo metro di urna, a seconda delle preferenze) nei quali verremo gettati con qualche riguardo e qualche lacrima.
E amen.
Lì finisce la partita e rimangono i ricordi delle persone vicine. Che poi moriranno.
E così via.
C'è poi l'immortalità e il desiderio di essa.
L'immortalità è nel ricordo e riguarda poche persone, il desiderio di essa è nell'ambizione e riguarda un sacco di illusi.
La tecnologia, poi, oggi favorisce questo desiderio di immortalità.
Tv e internet ne sono amplificatori naturali.
Non più Picasso o Mozart o Shakespeare, oggi l'immortalità (o meglio, il suo desiderio, che è ben altra cosa) riguarda chiunque non abbia troppa artrite alle dita per digitare su una tastiera di pc, o chi non abbia troppo pelo sullo stomaco per partecipare a insulsi programmi televisivi. O quant'altro ancora riguardi qualsiasi altra sfera dell'esistenza: immortalità nel lavoro, nella politica, nell'economia. Sentirsi importanti, sentir parlare di sè. Questo conta nell'ego umano e fa pensare di essere immortali.
Ma non lo siete e non lo sarete.
Nè lo sono io, che scrivo poche righe, da clandestino, chiuso come sempre in questa fogna a osservare i comportamenti umani che somigliano tanto al mio. Con la sola, piccola differenza che, almeno ogni tanto, un'occhiata allo specchio riesco ancora a darla.
E a vedere.
Che è diverso da guardare.
Allora penso che non è all'immortalità che ambisco, bensì alla mortalità. Mortalità che è qualcosa di tanto normale, e per questo, tanto straordinaria.
Un po' come il percorso che facciamo per arrivarci.


sabato 12 maggio 2012

NESSUNA VERGOGNA, NESSUN IMBARAZZO

Così parlò Nicole Minetti.
"Nessuna vergogna, nessun imbarazzo"
Già. Quale vergogna? Quale imbarazzo? Dopotutto nelle "cene eleganti" disposte dal simpatico ex premier, ricche di giovincelle accondiscendenti ai senili desideri del reuccio e della sua corte, dove si consumavano delle "innocenti gare di burlesque", la vergogna e l'imbarazzo non potevano certo essere di casa.
Perché provarle dopo, allora?
Bene insistere con l'atteggiamento "elegante" che ha contraddistinto le oramai famigerate serate bunga bunga, dove la classe e il buon gusto regnavano incontrastate in quei convivi, innocenti come le facce dei protagonisti.
Nessuna vergogna e nessun imbarazzo per Nicole Minetti, giusto. Pecunia non olet dicevano gli antichi e, al massimo, con un buon profumo si cancella tutto. Il profumo del denaro... e poi, da dove viene e per cosa viene elargito, chi se ne fotte?
Denaro è denaro. La molla che fa scattare di tutto, anche la dignità di chi, in suo nome, si dispone a qualsiasi cosa.
Anche a sopportare mani antiche quasi come il detto di cui sopra sulle proprie nudità. Senza nemmeno quel briciolo di umanità e di popolare ardimento di quando, in tempi e spazi ben diversi, ci voleva, per fare il mestiere, anche un po' di vocazione.


venerdì 11 maggio 2012

LA FINEZZA DI UN APOSTROFO

Ammiro la classe, i tocchi di fino, il gusto sapido della bellezza.
Gira da giorni questa foto su internet e girano, "allegati" vari commenti e sfottò che danno dell'ignorante all'autore della scritta.
E bravi intelligentoni, cervelloni e pure romanticoni, va'... non ci facciamo mancare nulla.
Bravi a rimarcare quella mancanza della U... non ci sarebbe arrivato nemmeno Umberto Eco. Complimenti!!
Bellissima frase, invece, e colpo di classe del suo autore. L'apostrofo al posto della vocale è un colpo di fino... certo, non corretto grammaticalmente, ma è un qualcosa che si potrebbe anche definire "licenza poetica".
Ed è bellissimo.
Quell'apostrofo che sta a dividere le due vocali, così inventato, così pieno di ricercatezza. Quel lieve inglesismo, ma anche presente nella lingua italiana. Un neologismo azzeccato, che peraltro fa commentare il gregge, come al solito dotato di ignoranti paraocchi.
Dal canto mio non posso che complimentarmi con l'ignoto autore di questa frase e posso dire alla sua destinataria: sei fortunata, Anto... quanto meno non hai un idiota che ti ama.


mercoledì 9 maggio 2012

PILATO ERA UN DILETTANTE

Lui se ne lavò le mani dicendo: Non sono responsabile di questo sangue, vedetevela voi!
Dopotutto lui lo avrebbe anche liberato, Gesù. Poi, vero o falso che sia l'episodio, cambia poco... rimane il fatto che il buon Pilato era un vero dilettante rispetto ai maestri che del suo lavarsi le mani possono solo ridere.
Prendo in prestito le parole di Mario Monti: Drammi umani provocati dalla crisi. Rifletta chi l'ha provocata.
Già... ma chi l'ha provocata la crisi?
Nessuno.
Ovvio.
I politici non ne hanno colpa.
Gli imprenditori non ne hanno colpa.
I grandi gruppi economici non ne hanno colpa.
I lavoratori non ne hanno colpa.
Nessuno ne ha colpa.
Chi dovrebbe riflettere, allora?
Non ne ha colpa nessuno, è tutto uno scaricabarile per accusare qualche fantomatico signor Nessuno, figlio di altrettanto fantomatico signor Inesistente.
Rifletta chi l'ha provocata.
Vorrei chiedere al Presidente Monti chi, secondo lui, abbia provocato questa crisi.
Risponda, signor Presidente... Lei cosa ne pensa? Perché sparare al buio, così... a casaccio? Lei ci è dentro a questo sistema. Secondo Lei, che è molto più intelligente e capace di me, chi l'ha provocata questa crisi?
Io un'idea ce l'ho, ma non gliela dirò, signor Presidente. Lei è deputato per dare queste risposte, non lasci discorsi campati in aria... per quello ci sono i signori Nessuno come me.
Come voi.
Che se ne lavano le mani.
Un po' come quel dilettante di Ponzio Pilato.


martedì 8 maggio 2012

BISOGNA SAPER SCEGLIERE IN TEMPO...

... non arrivarci per contrarietà... così dice Francesco Guccini in una strofa della sua "Eskimo".
Invece, di solito, ci si arriva per contrarietà.
Come è accaduto in queste elezioni, almeno da quanto posso capire leggendo i primi risultati.
Crollo lega, quasi cancellazione del pdl, grande affermazione della lista 5 stelle di Beppe Grillo. Il pd vivacchia approfittando dell'astinenza e con questo pensa di avere trionfato.
Sì... e ora?
E ora che ci siete arrivati per contrarietà e non per tempo?
Il tempo giusto era vent'anni fa, all'alba di tangentopoli. Era il tempo di far fuori tutta una classe politica ed economica che aveva soffocato il paese. Era il tempo giusto per non far saltare in aria Falcone e Borsellino, di incazzarsi per la mafia seduta sugli scranni del Parlamento.
Era il tempo giusto.
Ma no... non lo avete voluto sfruttare il tempo giusto. Vi siete affidati al Grande Imbonitore, a un partito nuovo nato per mettere le mani su un paese devastato dalla corruzione. E per continuare e peggiorare quel percorso.
E ci avete creduto... avete creduto alle false promesse e ai sorrisi rassicuranti. Avete creduto nella peggiore demagogia possibile e avete bevuto tutte le balle che vi sono state imposte dal Sorridente Televisivo.
E non avete saputo scegliere in tempo.
Ci siete arrivati per contrarietà.
Sì... ma ora?
Ora votate per Grillo ma non sapete nemmeno perché e cosa lui voglia dire.
Ora evitate di votare per il centro destra aspettando magari un altro "uomo forte" che possa pensare per voi.
E cosa credete che cambi ora, visto che anche "gli altri" hanno fatto il gioco al ribasso e si sono adeguati alla peggior politica che si possa immaginare?
Quella "che è solo far carriera" come dice sempre Guccini in un'altra canzone. Quella che è solo pensare ai fatti propri. Quella che tutto è tranne che politica.
Ancora una volta si è scelto per contrarietà. E per meschinità. Quella di guardare sempre e solo il proprio orticello, senza considerare che il proprio orticello, a guardare solo quello, non crescerà mai.
Un po' come gli elettori.
Eh sì... bisognerebbe saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà.



domenica 6 maggio 2012

Europa

Ah, l'Europa... con quel nome che viene dalla mitologia greca, rapita un tempo da Zeus trasformatosi in toro e oggi così bistrattata e vilipesa da animali più prosaici e meno nobili del padre degli dei.
Europa figlia di date ormai empie di sciagura. Vent'anni da quel 1992 in cui fu dato il via al "libero mercato" fra i paesi che vi appartenevano. Sembrava una rivoluzione.
Dieci anni da quel 2002 in cui nacque l'Euro... quella moneta unica che sembrava dovesse essere il LA per la creazione di qualcosa di forte, di importante, di bello. Anche quella sembrava una rivoluzione.
Ma in realtà non è successo niente. Rimane l'Europa di sempre.
Europa martoriata da secoli e secoli di guerre, fra popoli desiderosi solo di imporsi sugli altri.
Europa insanguinata, percorsa da eserciti e da invasioni. Europa il cui territorio è stato grovierato da bombe e proiettili. Da soldati caduti.
Europa, che un giorno, qualcuno ha pensato potesse essere unita.
Ma l'Europa non è unita... non è l'unità di cui aveva bisogno. Questa Europa l'hanno fatta i banchieri, gli speculatori, gli squali del profitto.
Europa commerciale senza anima, costruita sulle spalle di milioni di lavoratori. Europa mai unità di popoli e di culture, ma solo di carta moneta.
Europa inutile.
Europa così bella e così disgraziata.
In balìa di personaggi grigi che hanno a cuore solo l'andamento degli indici di borsa.
L'Europa che conosco io è diversa. E' un'Europa colorata, fatta di deserti e spiagge, di boschi e montagne, di pianure, fiumi, laghi, città, arte, cultura, sorrisi e divertimento. E' l'Europa collegata da strade che significano, queste sì, unità. Europa collegata da un sorriso, da una storia d'amore fra ragazzi che parlano lingue diverse. Questa è la MIA Europa. Quella che percorro tutti i giorni, passando da un paese all'altro, parlando con la gente, mangiando i cibi preparati dalle signore che intendono la cucina come un piacere e non un business. L'Europa da passeggiare, pedalare, guidare. L'Europa che mi fa sentire europeo. L'Europa in cui vivo e che vivo... da Clandestino.
Perché, in realtà, la mia non è la vera Europa.
Esiste solo l'Europa dei banchieri e, a pensarci bene, non esiste nemmeno quella. Però a essa tutti si aggrappano... eppure non esiste ed è un aggrapparsi al niente.
La mia Europa non esiste per loro, non esiste per voi. Continuate ad alzare la baionetta che avete nel cervello. Continuerò a camminare per l'Europa... la MIA Europa. Come un disertore, come un clandestino. Ma vivendola... così come merita. E con la voglia di trasformarmi in un toro, rapirla e portarla via. Per farci l'amore, così come si può fare con la donna che si ama, di quell'amore unico, profondo, da perdere la testa.
Salvo rendersi conto, però, che la mano e i desideri di qualcun, con le tasche piene di soldi, hanno trasformato in puttana.
Pardòn... oggi si dice escort. Forse sarebbe il caso di cambiare il nome di questo continente.

giovedì 3 maggio 2012

LA FISICA E LA POLITICA

In tempi di questa fantomatica "antipolitica" così definita dai tromboni perennemente seduti sugli scranni di potere, mi viene in mente qualche residuo di quelle (peraltro) ben scarse nozioni di fisica malapprese durante gli sciagurati studi adolescenziali.
La materia e l'antimateria. Le particelle corrispondenti alle omologhe di massa ordinaria, ma di segno, per questo, quindi, antiparticelle che, se venute a contatto con le particelle, si distruggono.
Più o meno... insomma, un fisico magari tenderebbe a farmi notare che probabilmente ho detto cazzate, ma la ricordo all'incirca così e non sto a voler approfondire qualcosa di cui ho ormai pleistocenica memoria.
Mi interessa però l'analogia.
Materia e antimateria. Se a contatto.... distruzione.
Politica e antipolitica?
Anche qui c'è una distruzione?
Sì.
Ma non è quella che vogliono farci intendere. Non siamo nel mondo degli atomi e delle particelle, dei fotoni e dell'alta energia.
Siamo in un mondo grigio, dominato da uomini di altrettanto colore, che hanno ormai spento qualsiasi significato si possa dare al termine politica.
Perché essi stessi sono l'antipolitica. E allora sì, c'è l'esplosione, la distruzione. Sono loro che hanno causato questo danno che ormai pare irreversibile. Non più al servizio della "polis" o dello Stato, ma solamente al servizio dei loro ignobili privilegi.
Chiudendosi sempre di più verso un nucleo fatto di potere, di scambi di favori, di facce false e di promesse dello stesso tono. Di menefreghismo assoluto. Di carriera.
Di antipolitica.
E oggi se la prendono e si stringono fra loro se qualcuno "osa" alzare la voce e sputar loro in faccia quella che non è altro che la pura e semplice verità.
E' facile essere qualunquisti e accusare di qualunquismo.
Eppure è ciò che accade ogni giorno. Tutti pronti a guardarsi e a pararsi il culo a vicenda, senza ormai più alcun ritegno. E, in questo modo, anche a promuovere, stavolta sì, il qualunquismo più becero. Come quello che ha portato alla nascita, sviluppo e (per fortuna) autodistruzione della Lega.
Materia e antimateria, appunto.
Politica e antipolitica.
In questo caso sono la stessa cosa... e non c'è nemmeno uno straccio di fisico che potrebbe studiare e dare una soluzione a questo fenomeno.
La soluzione non c'è... o forse ci sarebbe... ma a dirlo c'è il rischio di essere accusati di... antipolitica.
Che, se fosse quella che dicono loro... per una volta potrebbe essere davvero qualcosa che somiglia alla politica.
Ma vallo a spiegare.
Dovreste diventare antielettori per capirlo.
E senza nemmeno bisogno di un impiego al CERN.



martedì 1 maggio 2012

JUS PRIMAE NOCTIS

Ovvero: il diritto, da parte di un signore feudale, di giacere, nella prima notte di nozze, con la sposa di un proprio servo della gleba.
Nonostante la bestialità della cosa, c'è da pensare che si accontentassero di poco. Oggi lo jus primae noctis viene perpetrato giornalmente dai pochi signori (il feudalesimo si è tradotto in cariche e non più in terre) nei confronti dei molti servi della gleba, con la differenza che non si consuma un atto sessuale vero e proprio nei confronti della donna, ma una autentica sodomia che colpisce chiunque in modo indiscriminato e con squisita etica paritaria.
Uomini e donne, senza distinzioni.
Tutti a giacere su uno scomodo pagliericcio con le mutande calate, in attesa del virile intervento dei satiri di turno (anche qui uomini e donne... ormai la possibilità di inculare chicchessia non viene negata a nessuno) ma, soprattutto, tutti zitti, a denti stretti, ad aspettare rassegnati l'umiliante sottomissione.
Niente di nuovo, si dirà, e forse è vero. Il potere ha sempre avuto il suo priapismo e il popolo è simile a una puttana che si dimentica, però, di riscuotere per la prestazione.
Forse, però, fino a qualche tempo fa c'era bisogno almeno di un po' di lubrificante, di un qualcosa che facesse provare meno dolore o, quantomeno, potesse illudere a tal proposito. E forse c'era anche qualcuno che tentava di liberarsi da quella stretta; di divincolarsi, di ribellarsi, di non voler essere violentato in quel modo.
Oggi no.
Niente lubrificanti.
Niente ribellioni.
Tutti lì, fermi, zitti, a stringere i denti.
Ma con davanti un bello schermo televisivo... due cosce, un calcio al pallone, qualche reality, farfalline e pagliacci truccati di sofismi.
Quello è l'anestetico usato, ma le chiappe sono ben esposte al vento e non c'è nemmeno bisogno di aspettare che lo Zeus di turno cambi forma per approfittarsene. Non ce n'è bisogno... il volume della tv è bello alto.
Coprirà qualsiasi urlo di dolore.