giovedì 27 ottobre 2011

Di moderni Montecchi e Capuleti

Menachem ha 32 anni, è un ottimo chèf, adora la musica di Springsteen e il cinema di Woody Allen. E' un ottimo lettore, ama vestirsi con gusto, è vanesio e si depila il petto e, prima di stappare una bottiglia di vino, emette dei sospiri quasi a compiere un atto sacrale. Menachem è nato alla periferia di Tel Aviv e ha girato il mondo facendo il suo mestiere di cuoco, togliendosi anche molte soddisfazioni. Imparando, provando e sperimentando.
Marwa ha 24 anni, è nata in Tunisia e vive con i genitori in Francia. Avrebbe voluto studiare ma la sua famiglia non aveva grandi possibilità; ama la musica di qualche cantante arabo e rap francese di cui non riesco a ricordare i nomi e il cinema di Almodòvar. Ha trovato lavoro come cameriera in un elegante ristorante.
Menachem è  lo chèf di questo ristorante. 
Marwa e Menachem si sono innamorati. Sognano una vita in comune, dei figli, una casetta nel sud della Francia o anche in Italia (su questo li ho caldamente sconsigliati).
C'è bisogno di dire altro? Nè la famiglia di lei, nè quella di lui sono d'accordo. E tanto basta. Non c'è bisogno di dire altro. Hanno deciso di andarsene e anche per loro comincerà una vita da clandestini. Non è quello che vorrebbero, ma è quello che sono costretti a fare (sempre se troveranno la forza di farlo). Io li ho conosciuti, li ho frequentati, ho parlato con loro. Non ho saputo dar loro risposte. Non ce ne sono, se non un'enorme tristezza nel constatare che il tempo passa per niente. Il mondo diventa sempre più piccolo, la globalizzazione ha omologato i lati peggiori e più frivoli, ma le catene del cervello sono rimaste ben salde. Il filo spinato avvolge ancora i giudizi facendoli diventare pregiudizi.
In bocca al lupo Marwa e Menachem e benvenuti in questo mondo assurdo popolato da persone assurde. Vi auguro di non doverlo vivere da clandestini. Il sole vi merita e voi meritate lui.

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