LA VIOLENZA
"Forse non abbiamo ancora capito, la sinistra non ha capito, i partiti e i sindacati non hanno capito, con quale carica di violenza e di ingiustizia il governo Amato sta colpendo una parte della popolazione, milioni di persone in carne e ossa, la loro figura sociale e la loro vita minuta.
Chi lavora è colpito due, tre, quattro volte, nel sostentamento della salute, nella vecchiaia. È disprezzato e ingannato oggi e per il futuro. Gli è riservato un destino di tipo, se non somalo, albanese o plebeo e ciò che gli viene tolto e riversato nei forzieri del privilegio, corazzati e intangibili. Oscenatamente si chiama un pensionato a spartire i sacrifici con il padrone di una Ferrari, concorrendo "in proporzione" al bene comune.
Ma chi è che governa in questo modo? E' gente che non ha nessun titolo per farlo. Sconfitta alle elezioni, rimessa lì da partiti corrotti, in crisi, screditati. È un governo della stessa pasta di quelli che hanno portato il paese al dissesto e alla degradazione, il suo capo è uno che ha imparato lì dentro il suo cattivo mestiere.
Per andare dove? E' falso che questa carica di violenza e di ingiustizia sfascia oggi per risanare domani. Non ci crede nessuno, neanche coloro che applaudono, neanche la nostra fasulla borghesia che pensa a guadagnar tempo, a mettere i soldi al sicuro, a demolire le ultime difese della democrazia. La voragine del debito pubblico e le sue cause strutturali restano inalterate e preparano il peggio.
Eppure noi ci sorprendiamo che vadano dilagando, contro tutto questo, protesta e rivolta, nelle piazze e negli animi. Non crediamo ai nostri occhi, tanto siamo disabituati e insicuri. E nella collera sospettiamo la provocazione, nell'esasperazione la colpa. Dunque continuiamo a non capire, non facciamo i conti con noi stessi e non ci rendiamo conto che l'ostilità di troppa gente umiliata, offesa e delusa investe anche noi.
Abbattere questo governo, contestare non questa o quella sua nefandezza o pochezza ma la sua natura e la sua esistenza, non è un obiettivo massimo, ma minimo e preliminare: se la sinistra non lo pone apertamente non fa il suo dovere né verso se stessa né verso il paese. È falso che non esistano altre vie d'uscita: indecenti compromessi sono ancora possibili, ma consumata l'ultima sconfitta non lo saranno più. Ed è un obiettivo a portata di mano, perché corrisponde al senso comune: uno sciopero generale sarebbe oggi davvero generale, priverebbe questo governo di ogni parvenza di consenso e avrebbe un valore rigenerante per tutti, non solo per il movimento sindacale, ma per la vita pubblica.
Non è solo deplorevole ma tragica, l'aggressione e la violenza (anche se esistono tragedie più grandi intorno a noi). Prendiamocela pure con i soliti provocatori, se ci fa piacere. Ma è bene sapere che se il malessere sociale non troverà piena udienza e guida e sbocchi a sinistra, la sfiducia e il discredito non ci risparmieranno. E la peggiore destra avrà (se già non l'ha) partita vinta: così va la storia."
articolo di LUIGI PINTOR – Il Manifesto, 24 Settembre 1992
Cioè... quasi vent'anni fa. Al di là di come ognuno la pensi, come si vede... non è cambiato molto.
"basta sostituire Sicilia e siciliani con Italia e Italiani"
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