Padre Carlito è un uomo di circa 70 anni, non tanto alto, con un bel faccione rubicondo, un sorriso sornione e una straordinaria dote di affabulatore.
Padre Carlito, in realtà si chiama Carlo, ma da anni vive in Sudamerica e i ragazzi del suo paese lo chiamano così.
Padre Carlito è un prete.
Padre Carlito, tanti anni fa, se ne è andato dall'Italia e ha deciso di trasferirsi in un piccolo paese nel Chiapas, in Messico. Qui si è rimboccato le maniche e ha cominciato a lavorare per la povera gente che vive in quel paese e in quelli limitrofi (limitrofi, da quelle parti, può voler dire decine e decine di chilometri).
Padre Carlito ha fatto tutto da sè. Non è un missionario, né un inviato dal Vaticano o da qualche altra istituzione ufficiale della Chiesa.
Padre Carlito ha fatto il suo biglietto aereo, se lo è pagato con i suoi soldi e si è trasferito dall'altra parte del mondo, in un Paese che non conosceva, dove era stato soltanto una volta, ospite di un amico conosciuto chissà dove in uno dei suoi viaggi. E si è innamorato degli sguardi di quella gente, della loro fragile povertà, della loro tenace dignità, della voglia di cambiare, della voglia di non essere più degli schiavi.
Padre Carlito là dice messa, certo... è pur sempre un prete. Dice messa, parla di Dio, ma più che altro padre Carlito, in quel posto, fa l'infermiere, fa il medico, fa l'autista, fa l'avvocato, fa il consigliere, fa il ragioniere.
Rischia la vita, padre Carlito. Rischia la vita perché insegna a quella gente a tenere la testa alta. Loro che l'hanno sempre dovuta tenere rivolta verso terra. Quella terra che viene loro negata da sempre.
E lui, padre Carlito, se ne sta là, volando da una parte all'altra di quella terra, con la sua jeep, fra una preghiera e un'imprecazione, fra la polvere e la pioggia, fra i fucili e le lacrime.
Lotta, padre Carlito. Lotta senza l'otto per mille. Senza appoggi. Senza pubblicità. Lo so che ti incazzeresti se leggessi queste parole, padre Carlito... e, visto che fra le altre cose, stai insegnando a quella gente anche a navigare su internet... dopotutto non mi stupirebbe se le leggessi davvero.
E allora sappi che la stima e l'ammirazione che ho verso di te aumentano sempre, ogni giorno di più, tu che sei un Clandestino come e più di me. Che lo fai per un sogno e non per necessità, che non ti arrendi, che non ti lamenti. Che lotti!
Al prossimo incontro, ovunque, sarà, padre Carlito.
ci sono stato in chiapas. la' i militari fanno vivere gli indio nel terrore e nella paura . fanno bene quelli come padre carlitos a fare loro missione. grande padre!! continua così.
RispondiEliminache bisogno cè di andare così lontano? in italia non cè gente che ha bisogno?
RispondiEliminaCerto, in Italia c'è chi sta male... perché non stringere ancora però? Ognuno può pensare alla sua regione... anzi, no, alla provincia.. ma no, diciamo comune... se abito in un certo comune perché dovrei preoccuparmi di chi abita in un altro? Ma stringiamo ancora di più... la frazione, il quartiere, il palazzo, la casa, la camera.. dove vogliamo arrivare eh? Alla vergogna? Quella c'è da un pezzo, peccato che c'è chi non la vede nemmeno con il telescopio!
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