sabato 18 febbraio 2012

L'occasione perduta

Vent'anni fa tangentopoli. Vent'anni e un giorno fa, come è stato ricordato ieri dai mezzi di informazione. Quell'arresto che diede il via a quel grande e importante periodo della nostra storia noto, appunto, come Tangentopoli.
Avrebbe dovuto essere una nuova primavera per questo paese, una nuova liberazione, dopo quella dal fascismo del '45. Un paese sommerso dalla corruzione, dall'illegalità, dal voto di scambio. Un paese dominato dalla mafia collusa con la DC e dalla spregiudicatezza politica e sociale di Bettino Craxi e del suo PSI. Il tutto con il tacito assenso del PCI, fuori dai giochi ma desideroso di sopravvivere e quindi muto di fronte alla distruzione del Paese perpetrata da questi schifosi soggetti.
La storia, che notoriamente è scritta dai vincitori, non ci dirà mai come andarono veramente le cose, quale sottobosco si sia mosso e com'è che il barile fosse stato scoperchiato, ma tant'è che così accadde.
E iniziò una nuova stagione: sembrava, allora (il sottoscritto era molto giovane e molto pieno di entusiasmo) che una nuova Italia sarebbe sorta dalle macerie di quella disastrosa prima repubblica.
Durò poco l'illusione.
Pochissimo.
Il male vince sempre e i suoi servi sono sempre più forti e, soprattutto, più cattivi.
Spietati.
Capimmo nel maggio di quell'anno che le cose, non solo non sarebbero migliorate, ma sarebbero addirittura peggiorate. Ce lo fecero capire Totò Riina, Giovanni Brusca e i futuri politici protagonisti della scena prima siciliana e poi nazionale. Ce lo fecero capire facendo saltare in aria il giudice Giovanni Falcone. Pochi mesi dopo, tante volte non avessimo capito, fecero saltare in aria anche Borsellino.
E poi ci furono gli attentati come quello di via Georgofili a Firenze.
E poi iniziò il processo di screditamento dei giudici di Mani Pulite.
Di Pietro si dimise e passò alla politica. Mi sono sempre chiesto perché. Chi lo aveva costretto a fare questo?
E, soprattutto, mafia e politica decisero di mettersi insieme in modo ufficiale... nemmeno più sotterraneo com'era stato fino ad allora. Nacque Forza Italia e un piccolo Duce prese le redini del Paese, che ancora poteva a fatica tenersi l'iniziale maiuscola. Dopo di lui, divenne paese.
Tutto minuscolo è diventato. Esattamente come lui.
Anche noi... non ci meritiamo più la maiuscola.
Un'occasione sprecata... avremmo potuto essere belli, ci siamo lasciati sfregiare.


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