venerdì 24 febbraio 2012

Miscellanea

L'Italia è diventato il paese dell'ottimismo. Caspita, un'altra vittoria di Berlusconi, che ha sparso ottimismo ai quattro venti per anni, mentre tutto andava a scatafascio.
Ottimisti, diceva. Bisogna essere ottimisti, non pessimisti come questi figli di Stalin che minano il sorriso degli italiani. E mentre lui era ottimista (e, in effetti, dal suo punto di vista aveva motivo di esserlo: soldi, puttane, viaggi, ville esotiche, leccaculo a go-go e canzoni napoletane... non male per un ultrasettantenne) voi che gli davate retta e il voto, precipitavate sempre più giù. Bravi... complimenti.
Oggi, comunque, tanto per non smentire il fatto che chi è imbecille trova sempre dei seguaci, l'ottimismo la fa da padrone: Monti è ottimista dopo il traguardo dei 100 giorni di governo, Bersani è ottimista (di che, poi, non saprei), i sindacati sono ottimisti, confindustria è ottimista (e qui c'è un ossimoro di fondo). Insomma... tutti sono ottimisti... e buon per loro.


Nel frattempo succedono anche altre cose, in giro per il mondo. In Siria, per esempio. O in Afghanistan, la più grande barzelletta di questi tempi moderni. Più di dieci anni che gli eserciti più forti del mondo sono là e che hanno combinato? Niente. Hanno esasperato l'odio dei fondamentalisti verso l'occidente e, tanto per mettere la carta pesante, lo hanno esteso anche a chi fondamentalista non era. Intanto nessuno si divertirà più a ritoccare le cartine con una spiritosa P di parcheggio al posto dell'Afghanistan, come succedeva anni fa.
E' stata un'operazione ridicola, ma... siamo ottimisti, sicuramente ne avverranno altre.
E intanto Amnesty avverte (quasi sottovoce): la guerra riduce in miseria 500.000 persone.
Tutte qui? Beh... ma siamo ottimisti, tanto, finché tocca agli altri...




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