martedì 25 ottobre 2011

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Non conoscevo Marco Simoncelli, confesso. Purtroppo non sono un appassionato di motociclismo e di motori in genere, per cui, tranne quel Valentino Rossi di cui è impossibile non sapere chi è, non so molto di altri piloti. Purtroppo ho conosciuto Simoncelli nel modo peggiore: con la sua morte.
Ho letto un sacco di quotidiani online, italiani e stranieri e mi ha colpito molto la forte commozione e la partecipazione alla tragica scomparsa di questo pilota. E ho letto attentamente anche le migliaia di commenti sui vari siti. Fra cui ce ne sono stati anche alcuni di "segno contrario". Certo, in questi casi c'è chi alza la voce e si indigna dicendo cose tipo: muoiono persone ogni giorno, bambini, giovani e meno giovani, in tanti muoiono sul lavoro per poche centinaia di euro al mese e di questi nessuno si ricorda. Nessuno si commuove.
Vero, tutto vero e anch'io sarei tentato idealmente di dire una cosa del genere. Ma non ha senso. 
E' normale che la morte di un personaggio famoso, di un campione sportivo, colpisca in questo modo. Sono come gli antichi eroi, che  affascinano e penetrano la fantasia di noi esseri normali. E allora perché non dolersi? Degli eroi ci si immedesima nelle loro vittorie, gioendo con loro. Altresì viene da sè immedesimarsi anche nel momento del loro addio.
E l'addio di Simoncelli è stato tragico, terribile, con quelle immagini impietose che ci hanno mostrato l'attimo esatto in cui è passato dalla vita alla morte. Dal tutto al niente. Dalla luce al buio.
D'altronde, fin da piccoli leggiamo sui libri di storia e studiamo i grandi personaggi del passato. Ci colpisce la morte di Giulio Cesare e di Napoleone; di Caravaggio e di Mozart. E la letteratura? Gli eroi epici: Ettore, Achille... il paladino Orlando. Eppure si parla di guerre, di migliaia di morti. Ma è là dove si punta l'obiettivo che la morte ci colpisce. E fa più rumore la vita di una persona sola, ma che abbiamo sotto gli occhi di quella di molte persone fuori dal campo visivo.
E allora non vedo perché montare delle polemiche. E' vero che la vita di ogni giorno è attraversata dalla morte e la morte esige sempre il rispetto dovuto. Ma questo non toglie che scatti qualcosa dentro quando si vedono dei moderni guerrieri che volano sui loro bolidi rombanti e che il cuore si stringa quando una vita sicuramente fuori dal comune si spegne. 
La vita di un ragazzo di 24 anni. Che diventa morte. E la morte non si commenta, la morte si subisce.
Ciao anche da parte mia, Marco. Spero che da qualche parte i tuoi bei riccioli possano ancora sentire il vento.

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