giovedì 26 gennaio 2012

LE 17 ROSE ANDALUSE

Ci sono tanti episodi nella storia che, o sono dimenticati, oppure non sono conosciuti o giunti alla memoria collettiva. O semplicemente non si sono espansi molto al di fuori del luogo in cui sono accaduti. Storie di dolore, di sofferenza, di morte. Storie di prevaricazione di esseri umani su altri.
In tempi di squallido revisionismo, voglio parlare io di un episodio antico, accaduto non in Italia, ma in un altro paese "parente": in Spagna.

Era il 1937, quando l'Europa faceva le prove generali per quella che sarebbe diventata una guerra mondiale, in Spagna infuriava invece quella che, con grande senso dell'ossimoro, viene chiamata guerra civile. Questa storia si svolge in Andalusia, dalle parti di Siviglia. Nella cittadina di Guillena, dove, dopo la caduta nelle mani dei franchisti (ricorderò che in quegli anni la Spagna era una Repubblica che stava per cadere definitivamente sotto la feroce dittatura dei fascisti di Francisco Franco) 17 donne, di età fra i 20 e i 70 anni, vennero arrestate, rapate a zero, umiliate (possiamo immaginare come) e costrette a sfilare nel paese. La loro colpa? Di essere madri, mogli, sorelle di persone accusate di essere di sinistra: socialisti, repubblicani, anarchici.
Queste donne vennero trasportate nella vicina cittadina di Gerena e lì furono fucilate e gettate in una fossa comune.
Oggi, dopo 74 anni, in quella fossa comune sono iniziati i lavori di scavo per recuperare i resti di quelle 17 donne, che tutti chiamano "le 17 rose andaluse"  e che sono state proclamate "figlie predilette" dal comune di Guillena. Ci sono voluti più di 70 anni e una legge voluta dal governo socialista di Zapatero per ridare dignità a donne che la dignità non l'hanno mai persa, al contrario dei loro persecutori.
Oggi voglio ricordarle anch'io, con profondo rispetto e ammirazione. Presto, appena possibile, lo farò portando una rosa su quella fossa comune. Ma, soprattutto, lo farò (lo faccio) disprezzando ogni giorno chiunque sia come coloro che le hanno uccise. I fascisti che sono ovunque, anche fuori dalla definizione di fascismo. I prevaricatori, gli arroganti, i prepotenti; coloro che vivono nella protervia e sanno utilizzare solo la forza (e quasi sempre nemmeno la loro in prima persona) per far valere le proprie idee. Già, ma quali idee... costoro non hanno idee. Io mi auguro ogni giorno che possano soffrire almeno la metà delle sofferenze che generano.



Nessun commento:

Posta un commento