mercoledì 16 novembre 2011

UN MATTINO DI META' NOVEMBRE

E poi ci sono quei giorni un po' così... che ti svegli con il cervello in riserva e l'anima frullata e pronta per un frappè che avrà un gusto troppo amaro. Amaro come quel qualcosa che ti sale dalle narici e arriva a pungerti i pensieri e ti porta ad aggiungere una riga alla lista dei già troppi "perché?". Ma tanto sai che una risposta non puoi dartela, l'hai già fatto tante volte, già tanto tempo fa ed è rimasta appesa a un filo sottile appeso nel nulla. Che sventola come una bandiera senza più colori, sbiadita come il mattino che ti appare davanti dalla finestra. E rimani lì... un pezzo di legno inanimato, senza nemmeno la speranza di diventare almeno un burattino. E vorresti scappare, urlare, correre, piangere, ma non lo fai e se lo facessi sai già che non servirebbe a niente. E ti avvolgi ancora di dubbi, pensando che invece sarebbe meglio a volte avere delle stupide certezze. E vorresti essere come le tante persone che vedi, con i loro sorrisi di plastica, le loro vite confezionate e le loro certezze talmente effimere da diventare incrollabili. E vorresti essere così perché ti rendi conto che stanno meglio di te. Perché se ne fregano. Se ne fregano di tutto, anche delle catene che portano al collo. E tu che le catene non le hai mai volute, ti rendi conto che stare lì ad aspettare il biscottino è molto più comodo di andare a procurarselo da soli, il cibo. E maledici quel dannato senso di colpa (che dove cazzo lo avrai trovato e quando sarà il giorno in cui ti è stato inculcato?) che ti prende quando pensi di aver fatto del male a qualcuno, ché tanto poi sai benissimo che invece quando fanno del male a te se ne fregano. E ci ridono su. E vanno avanti sulle loro certezze. Che tu chiami stupide, ma intanto loro sorridono e tu no. E allora ti dici per l'ennesima volta: questa è l'ultima, da domani me ne frego! E invece no... già mentre lo dici sai già che non sarà così. Da domani continueranno a fregarsene altri, non tu. E continuerai a fidarti. E continuerai a perdere. E continerai a pensare: ma perché si deve vincere o perdere? Non è mica una gara! E bravo fesso... non lo è per te forse. E così facendo sai già che arriveranno altre mattine come questa. Altri risvegli come questo. Altri sonni andati e perduti dietro a volti e fantasmi crudeli. E il rimedio non c'è, così come, e questo lo sai bene anche se fai finta di no, non c'è proprio niente da capire. Proprio niente.


1 commento:

  1. è vero nn cè mai niente da capire ed è meglio nn capire
    vale

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