domenica 18 marzo 2012

Di vita, di naja e altre sciocchezze

A volte la mente se ne va nel passato. Magari sei lì che passeggi o che cucini o che guardi distrattamente qualcosa alla tv, o magari stai leggendo un libro e, chissà per quali misteriosi motivi, le onde cerebrali cominciano un percorso a ritroso nel tempo e allora ti si affacciano alla memoria frasi e immagini che credevi sopite o dimenticate.
Oggi pensavo a quel periodo tragicomico che un tempo veniva chiamato "naja". Il servizio militare. Là dove ogni logica perde di significato, dove ogni cosa semplice finisce per diventare complicata, dove conta chi urla, dove comanda chi è più stupido e ignorante, dove ogni traccia di umanità assume invece forme ferine, bestiali.
Un po' come la vita.
Alla fine l'essere umano tende a ripetersi e a creare surrogati di se stesso. Perfino la religione è stata inventata per questo scopo.
E così pure la naja.
Alla fine la naja è vita. Succedono le stesse cose.
La logica non esiste, il facile diventa complicato, gli stupidi e ignoranti ma arroganti sono al potere e l'umanità è solo una mera parola.
E dove ci sono i "nonni". Il nonnismo, quel fenomeno da caserma in cui i vecchi, coloro vicini al congedo, si permettevano qualsiasi nefandezza verso le reclute (e tutti i nomignoli con cui venivano chiamate). Il nonnismo, in cui chi era sottoposto ad angherie sopportava pazientemente, aspettando il suo turno, in cui sarebbe diventato nonno e si sarebbe rifatto con chi arrivava dopo.
Ma badiamo bene... la vendetta non avveniva verso coloro che ti avevano sopraffatto, ma avveniva verso chi non c'entrava niente.
Un po' come nella vita.
Si tende a fare del male ai nuovi arrivati, a sfogare su di loro il male subìto.
Succede fra genitori e figli, per esempio. Si tende a sfogare magari sul figlio le frustrazioni subìte dal padre (per non dire di peggio).
Succede in amore. Spesso paga chi arriva dopo, non chi ci ha fatto del male prima.
Succede nei rapporti di lavoro. Sono stato fregato? Ok, fregherò qualcun altro a mia volta. E ne fa le spese un'altra persona, non chi ci ha fregato.
Succede nell'amicizia e in qualsiasi altro tipo di rapporto.
Perché alla fine, viviamo in una sorta di naja totale, che inizia al primo vagito e finisce con quell'ultimo pensiero che, chissà mai, poi, dove, a chi o a cosa sarà diretto.
Nel mezzo c'è tutto un servizio militare, indossando una divisa in qualsiasi ambiente ci si trovi, in qualsiasi fase della propria vita.
Credete di essere liberi, ma c'è sempre un sergente che vi comanda e vi dice che fare. Non necessariamente un essere umano, peraltro.
E credete di vivere, ma siete confinati in una caserma. Siamo confinati in una caserma. Lì, pronti a diventare nonni per sfogarsi su qualcun altro.
D'altronde un tempo c'era chi lo diceva: mors tua vita mea.
Vale sempre così.
Il nonnismo... aspettando di diventare nonni.
Per avere la forza, il potere, l'arroganza.
Ma i nonni, poi... muoiono.

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