lunedì 14 novembre 2011

La fine (?) del Caimano

E così se n'è andato, almeno, pare. Il Caimano esce di scena (così, sempre, almeno pare). Ma il caimanesimo no. Quello rimane, ben saldo nelle abitudini di chi il Caimano lo ha voluto e, soprattutto, purtroppo, di chi lo ha rispettato. Ed è questo che fa più paura. La nemmeno troppo strisciante consuetudine di vedere e volere la vita così come lui ce l'ha mostrata in tutti questi anni. Mi spaventa l'omologazione, spesso inconscia, di pensiero e, talvolta, anche di fatto, insinuata nella vita e nelle abitudini di ognuno.
Un po' come una sorta di virus che si spande. Nessuno lo vuole ma prima o poi tutti ne restano contagiati. Ed è difficile guarirne oggi, dopo anni e anni di martellamenti continui e di passivo adeguamento a un modo di fare che è stato forse imposto, sì, ma alla fine accettato.
Che poi, ripensandoci... tutto ciò che ha toccato quell'uomo si è trasformato in oro per lui e in merda per la dignità, l'etica, la civiltà, l'educazione. Uno schifo però in cui molti, troppi, hanno sguazzato e continueranno a sguazzare. Fino a diventare abitudine.
E' entrato nel mondo della televisione una trentina di anni fa. Era una televisione diversa, certo, per molti aspetti anche terrificante. Una televisione in cui vigeva, ancora, il moralismo bacchettone della dc, la censura preventiva, la paura di dire anche solo una virgola fuori posto. Ma, in linea di massima, era una televisione che cercava la qualità. Lui ha cambiato le regole, ha trasformato tutto in un baraccone pecoreccio fatto di volgari lustrini e volto all'annullamento del pensiero (anche di quel poco che poteva esserci). E cosa è successo? E' stato contrastato? No, tutt'altro! E' stato imitato. A partire dalla tv pubblica, seguita a ruota da tutte le altre emittenti private che si affacciavano nell'etere. Ed è stata una rapida e inarrestabile rincorsa verso il basso. La gramigna che vinceva sull'erba buona. E noi invece di strapparla, abbiamo fatto sì che prendesse sempre più campo, fino ad apprezzare i campi di gramigna, dimenticandoci il colore e il profumo dell'erba.
Anni dopo, la stessa cosa con il calcio. Anche qui ha cambiato le regole: vincere per forza. Comprava 30 giocatori di cui molti non gli servivano. Ma stando lì, ben pagati, in panchina o spesso in tribuna, erano tolti da altre squadre. E gli altri che hanno fatto? Si sono adeguati. E il calcio è cambiato, è cambiato in peggio. Ma vallo a dire ora, a chi con quel calcio ci è cresciuto. E soprattutto, purtroppo, vallo a dire con chi quel calcio lo ha prima subito e poi si è adeguato. Anche qui rincorsa verso il basso.
E poi la politica, il capolavoro. Trasformata in un baraccone, in un teatro di periferia. Politica fatta di monologhi televisivi, di barzellette, di falsità tanto assurde quanto incredibilmente accolte come una sorta di vangelo. E gli altri che hanno fatto? Qui era anche più facile contrastare, opporre una dignitosa sobrietà alla cacioneria. No! Invece si è preferito adeguarsi anche in questo caso. E anche qui lui ha cambiato le regole del gioco. A modo suo. E anche qui una vergognosa caduta verso il basso, che oggi genera gli Scilipoti e compagnia bella.
Ci sarebbe da vergognarsi, ma non lo faremo, tanto sbagliano sempre gli altri. Tanto nessuno è colpevole. Tanto... sicuramente fra un po'... non l'avrà votato nessuno.
E staremo ad aspettare il prossimo. Che animale sarà questo? Il Caimano ce lo siamo giocati. Vediamo un po' chi sarà a rassicurarci e prepariamoci nel gioco che ci riesce meglio: buttare a terra la cartaccia e dire "ma tanto lo fanno tutti".

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