venerdì 27 aprile 2012

IL GIORNO DOPO

Ce l'ho fatta!
Il 25 aprile è passato e sono riuscito a non scrivere (e nemmeno a pensare) di liberazione, antifascismo, manifestazioni, presenti e assenti e via discorrendo.
Sono riuscito a non seguire quello che può essere successo ieri: i discorsi fatti con lo stampino, le polemiche, le contestazioni, gli interventi dei vari Presidenti ecc.ecc.
Sono riuscito a evitare la tentazione di dare un'occhiata ai video che sicuramente saranno stati girati nelle varie piazze.
Sono riuscito a evitare la tentazione di sbirciare quale altra grandiosa e pungente provocazione avrà deciso di far scendere dalla sua paradisiaca e sferzante penna il simpatico revisionista Giampaolo Pansa (ammesso che abbia ancora tempo e voglia di scrivere di queste cose).
Sono riuscito persino a dormire senza sognare partigiani che scendono dalle colline vittoriosi e felici.
Sono riuscito, insomma, a passare una giornata normale, anche perché, vivendo fuori dall'Italia, ho passato una giornata come tante.
Non di festa.
Ma era il 25 aprile.
Questo lo ricordo.
Questo l'ho ricordato.
Ma ho fatto finta di non ricordarmene, per un giorno.
Un giorno come tutti gli altri, appunto.
E oggi che è il 26 me ne ricordo e voglio ricordarmente per gli altri 363 giorni dell'anno. Escluso uno.
Il 25 aprile, appunto.
In un'Italia liberata ma non libera (oppure libera ma non liberata? In fondo non l'ho mica capito...) dove la memoria è sempre subordinata a un presente di eterno stallo, dove si fa sempre più difficile, giorno dopo giorno, anche l'esercizio quotidiano della vita, parlare di liberazione mi pare un sofismo paradossale.
La liberazione c'è stata, sì... e sono passati tanti anni. E di carceri ne abbiamo subite altre, sicuramente meno pesanti e meno umilianti. Ma sempre carceri sono.
In fondo siamo un popolo a cui piace vestire a righe e guardare il sole a scacchi.
Siamo passati dalla condanna a morte all'ergastolo. Forse ci va bene così, dopotutto... domani è un altro giorno e, soprattutto, qualcuno a portare un piatto di minestra arriverà.
O forse no... ma l'importante è che la tv resti sempre accesa. I sorrisi rassicurano.
Più di una liberazione.

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