giovedì 1 dicembre 2011

1 Dicembre

Era il primo dicembre di tanti anni fa, di tante vite fa. Ci sono giorni che restano impressi nella memoria e vallo a sapere il perché. Un giorno particolare, una canzone particolare, un gesto particolare... che rimangono impressi nella memoria anche a distanza di decenni. Magari non è successo niente di particolare e forse la sua straordinarietà è questa: che non c'era niente di particolare che doveva succedere. Come quel primo dicembre, ricordi? Sì, lo so, non leggerai queste righe, ma non importa. Io te le scrivo lo stesso, perché sono seduto a un vecchio tavolo in una vecchia stanza di una vecchia casa... in una vecchissima città, dove parlano quella lingua che a te piaceva tanto. E te le scrivo lo stesso perché so che anche tu, da chissà quale altra parte del mondo, ricordi ancora quel primo dicembre di tanti anni fa. Era veramente un'altra vita. Credevamo in talmente tante cose che non ci siamo nemmeno accorti di come e quando le abbiamo perdute e come siamo arrivati a non credere più a niente. Ora diresti: "parla per te!" con quel broncio che ti faceva venire le fossette sulle guance, ma subito dopo abbasseresti lo sguardo, sapendo che ho ragione. Perché sei stata la prima a non crederci più e, forse, in qualche modo mi hai contaminato. Ma non te ne vorrò, per questo. Dopotutto ogni tanto si sta bene anche a occhi aperti.
Ma ora non ci voglio pensare alle conseguenze, ai "poi", a quello che è stato o non è stato. Voglio ripensare a quel primo dicembre, a quel volto, a quell'aria, a quei sorrisi e a quella canzone. Che è stata nostra e lo rimarrà... e forse un giorno la riascolteremo insieme... prima o poi.


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