martedì 28 febbraio 2012

Doppia coppia

Rossella Urru
Rossella Urru ha 29 anni, viene dalla terra di Sardegna. E' rappresentante del Comitato Italiano di Sviluppo dei Popoli e, nella notte fra il 23 e il 24 ottobre del 2011 è stata rapita insieme ai colleghi spagnoli Ainhoa Fernandez de Rincon e Enric Gonyalons, mentre si trovava nei campi profughi in Algeria per portare aiuto alle popolazioni locali.
Rossella è stata naturalmente dimenticata dalle autorità italiane. Solo il tam tam di questi giorni sulla rete sta portando attenzione sul suo rapimento. Ma l'ufficialità continua a tacere.

Luca Abbà
Luca Abbà è un uomo che vorrebbe dare un senso alla parola "libertà"
E' un uomo che parla, mangia, beve, ama, cammina e sbaglia. E crede. Crede che si possa anche evitare di devastare un territorio per far ulteriormente ingrassare la mafia e il malaffare di questo paese.
Luca Abbà è rimasto vittima dell'incidente di cui chiunque è al corrente. Alcuni giornali, quelli del "tizio" ex del consiglio, si sono pure permessi di sbeffeggiarlo e prenderlo in giro.
Non oso pensare cosa dicano di lui coloro che fanno parte delle istituzioni.

Rossella e Luca. La prima coppia schierata al tavolo in una partita a carte.
La coppia avversaria è una coppia consolidata. Sono due militari, due sottufficiali (o ufficiali, non lo so con esattezza). Loro hanno ucciso due pescatori scambiandoli per pirati.
Per loro si muovono Ministri, istituzioni, titoli dei giornali, grandi avvocati. Si invoca il diritto internazionale. Si evita di dire che comunque hanno sparato.
Questa è la seconda coppia.
Il cartaio dà loro le carte buone, tutte le briscole, tutti gli assi. Il cartaio non dovrebbe guardare le carte prima di darle ai giocatori. Dovrebbe tenerle coperte.
Il cartaio è di parte.
La partita ha l'esito scontato.
La prossima volta, Rossella e Luca, mettetevi una divisa e dichiarate di andare a esportare democrazia.
Avrete carte migliori.

lunedì 27 febbraio 2012

L'artista muto

Tempi di Oscar.
Accanto a un magnifico Woody Allen, ancora capace di trionfare per la miglior sceneggiatura (come dire: invecchia, ma ancora la sua intelligente ironia è insuperabile) questa è l'edizione che vede la vittoria di un film che non serve nemmeno vedere per innamorarsene: The Artist.
Nel 2012, in piena era digitale, con il 3D, con le nuove evoluzioni degli effetti speciali e la computer grafica, vince l'Oscar un film in bianco e nero e, soprattutto, muto.
A 75 anni di distanza da quel "Il cantante di Jazz" che decretò la morte del cinema muto (tranne l'immenso Chaplin che continuò a usare il bianco e nero fino alla fine e il muto fino al 1936, irrompendo in piena era del sonoro con capolavori come "Il Circo", "Luci della città" e "Tempi moderni") il regista Michel Hazanavicius ha avuto l'idea semplice e vincente. Come il famoso uovo di Colombo: bastava pensarci.
E lode al trionfo di questo film, quindi, del cui ci si innamora anche soltanto a vedere un fotogramma. Perché si sente il sapore. In quei sorrisi, in quei capelli maschili brillantinati e quelli femminili platinati. In quei gesti plateali, in quella sobria dignità di altri tempi. C'è sapore di buono, di bello... e c'è soprattutto la voglia di sublimare ciò che poche immagini hanno suggerito. E la voglia di andarlo a vedere di corsa questo film, con la certezza che non sarà una delusione.
Peraltro è riuscito anche là dove gli americani avevano creato una sorta di "barriera" per impedire che un film straniero potesse assicurarsi l'Oscar più importante. Il regolamento prevede che il miglior film debba essere in lingua inglese. Per gli altri c'è la categoria "miglior film straniero". The Artist è un film francese, ma è muto. E quindi... non è in inglese ma nemmeno in lingua straniera. E quindi candidabile all'Oscar. Che ha vinto, anzi... stravinto.
Geniale.
Come dite voi francesi: chapeau!


domenica 26 febbraio 2012

Prescrizioni

Et voilà... ci siamo di nuovo.
Anche questa volta se la cava e non c'era dubbio alcuno. Dopotutto, 17 anni di mantenimento del potere sono serviti solo a questo. A permettergli di esercitare qualsiasi nefandezza e poi mettersi le spalle al sicuro. Circondato dalla sua banda bassotti di avvocati, che hanno più la faccia da delinquenti che da legulei, ha messo un altro sigillo alla sua vita perfetta. Quella fatta per inculare gli altri (soprattutto quelli che gli danno retta e dicono: "ma poverino, ce l'hanno tutti con lui" e magari non arrivano alla fine del mese).
All'estero si stanno spanciando dalle risate e chi, come me, se ne sta all'estero, non ha altro sentimento di quello della vergogna. Sì, vergogna. Perché non sai mai cosa rispondere quando ti fanno le domande su "quello lì" (scusate ma anche soltanto nominarlo mi fa schifo). Perché, qualcuno pensa che allora gli italiani sono tutti così e tu sei italiano e ci stai parlando e lo senti... senti che quegli occhi ti accusano. Ti senti dare del mafioso, del puttaniere, del criminale, del furbastro... tutto il peggio del luogo comune che investe gli italiani. Tutto il peggio che quella persona lì riesce ad avere dentro di sè, nulla escluso.
Hai ben voglia a dire che la prescrizione non è assoluzione. Ti chiedono: ma sta dentro o fuori? Capito? Le persone intelligenti ragionano così, altro che prescrizione. Stiamo parlando di un delinquente che non soltanto non è in galera, ma gli viene data la possibilità di comandare, di influire sulla scena non solo politica, ma anche sociale e del costume.
E molti lo imitano.
Gli uomini vogliono essere come lui.
Le donne vogliono uomini come lui.
Sapete che c'è? Prendetevi fra voi, io me ne sto fuori.
Mi prescrivo. Come un buon Clandestino.



venerdì 24 febbraio 2012

Miscellanea

L'Italia è diventato il paese dell'ottimismo. Caspita, un'altra vittoria di Berlusconi, che ha sparso ottimismo ai quattro venti per anni, mentre tutto andava a scatafascio.
Ottimisti, diceva. Bisogna essere ottimisti, non pessimisti come questi figli di Stalin che minano il sorriso degli italiani. E mentre lui era ottimista (e, in effetti, dal suo punto di vista aveva motivo di esserlo: soldi, puttane, viaggi, ville esotiche, leccaculo a go-go e canzoni napoletane... non male per un ultrasettantenne) voi che gli davate retta e il voto, precipitavate sempre più giù. Bravi... complimenti.
Oggi, comunque, tanto per non smentire il fatto che chi è imbecille trova sempre dei seguaci, l'ottimismo la fa da padrone: Monti è ottimista dopo il traguardo dei 100 giorni di governo, Bersani è ottimista (di che, poi, non saprei), i sindacati sono ottimisti, confindustria è ottimista (e qui c'è un ossimoro di fondo). Insomma... tutti sono ottimisti... e buon per loro.


Nel frattempo succedono anche altre cose, in giro per il mondo. In Siria, per esempio. O in Afghanistan, la più grande barzelletta di questi tempi moderni. Più di dieci anni che gli eserciti più forti del mondo sono là e che hanno combinato? Niente. Hanno esasperato l'odio dei fondamentalisti verso l'occidente e, tanto per mettere la carta pesante, lo hanno esteso anche a chi fondamentalista non era. Intanto nessuno si divertirà più a ritoccare le cartine con una spiritosa P di parcheggio al posto dell'Afghanistan, come succedeva anni fa.
E' stata un'operazione ridicola, ma... siamo ottimisti, sicuramente ne avverranno altre.
E intanto Amnesty avverte (quasi sottovoce): la guerra riduce in miseria 500.000 persone.
Tutte qui? Beh... ma siamo ottimisti, tanto, finché tocca agli altri...




mercoledì 22 febbraio 2012

Omelette

Quando si fa una frittata bisogna per forza rompere le uova. Mi pare difficile poter fare senza.
La situazione politica italiana necessitava di una frittata per non morire di fame. Il cuoco scelto è stato Monti che, forse, sapeva fare la frittata meglio di altri e oggi stare soltanto a lamentarsi è decisamente pleonastico.
Un paese che viene da un ventennio di dittatura mediatica e sociale; offeso, vilipeso, ridicolizzato da una classe politica fra le peggiori del mondo; un paese ridotto a essere la caricatura di se stesso. Un paese alla fame, con soltanto qualche uova nel magazzino e la necessità di sfamarsi.
E allora è stata necessaria la frittata di Monti. Certo, le uova rotte sono state tante (le tasche degli italiani) ma c'era e c'è bisogno di una frittata particolarmente grande.
E poi?
Poi si spera di ripartire.
Sarebbe utile che una nuova classe politica ed economica spazzasse via questi inutili incapaci (compreso il cuoco cucina frittate) che sono stati buoni soltanto a ballare mentre la nave andava a fondo.
Gli economisti non ci capiscono niente, i politici sono stupidi e pensano soltanto alle loro mignotte. Cosa dobbiamo vedere ancora per toglierli di torno? Per acquisire una coscienza popolare vera? Per sentirsi, finalmente e per la prima volta, dei cittadini? Cosa deve succedere ancora?
Invece di stare a piangere contro l'uomo delle frittate (ricordo che per passare da una tempesta di neve a stare nudi sulla spiaggia, occorrono dei "passaggi" di tempo intermedio. Dopo una tempesta di colera come quella portata da Berlusconi, prima di stare in ottima salute c'è da guarire. Monti è il primo gradino verso una risalita che, comunque, temo non ci sarà) sarebbe bene cominciare a interessarsi di se stessi e di smetterla con l'idea di voler essere sempre più furbi degli altri.
Non siete più furbi, siete più idioti, questo lo avete capito o no?
Vivere di piccoli espedienti ti fa sopravvivere giorno dopo giorno, ma non cambia che rimani un pezzente che il giorno dopo ha bisogno di un altro espediente per portare un pezzo di pane a casa.
Cittadini!
Questa è la parola che serve.
Andate a prendere un vocabolario se ne avete uno in casa in mezzo alle copie di Novella 2000 e altre riviste del genere. Quelle che vi hanno rincoglionito. Quelle che preferite comprare salvo poi lamentarvi.
Affogate nella vostra ignoranza e non rompete i coglioni, almeno, a chi il mondo ci prova a capirlo.
E se dovete fare una frittata... ricordate che bisogna rompere le uova: non viene da sè.



martedì 21 febbraio 2012

Verdun

Il 21 febbraio 1916 è la data dell'inizio di quella che fu la più lunga offensiva della I guerra mondiale: la battaglia di Verdun.
Una delle più cruente della storia, combattuta nel nord-est della Francia dall'esercito tedesco e quello francese.
Una battaglia in cui, si calcola, abbiano perso la vita circa 1 milione di persone.
Un milione... decina di migliaia più decina di migliaia meno... cosa saranno mai? Cosa importa se sono 900.000? Tanto centomila persone in più o in meno cosa sono? Sono gli abitanti di una cittadina piuttosto grande, per esempio.
E' questa la vita umana: niente.
A Verdun c'è stata la sublimazione dell'idea che i soldati fossero solo carne da macello. Niente di più, niente di meno. Uomini mandati a combattere e a sparare ad altri uomini che avevano la colpa di parlare una lingua diversa. Questa è l'Europa. Parliamo di pace, di progresso, di unione, di civiltà.
Civiltà.
L'Europa è nata da migliaia di anni di guerre, di morti, di sangue, di dolore. Quale civiltà? L'essere umano non è civile, è prepotente; ben altra cosa.
Verdun: là dove i comandanti fucilavano i propri soldati se ritenuti non abbastanza coraggiosi. Perché, ci vuole coraggio ad andare a prendere una pallottola che ti sfonda il cranio?
Erano, quegli uomini, quei ragazzi, padri, figli, fratelli. Erano persone. Avevano un lavoro, una famiglia. Mangiavano e bevevano. Facevano l'amore. Ridevano. Soffrivano una vita che era dura per la maggior parte di loro, sicuramente. Ma vivevano.

E poi sono stati mandati a morire... così, come formiche. Che importa a chi tocca? E per cosa poi? Per vincere.
Vincere.
La vittoria.
Chi vince le guerre? I vivi?
No, le guerre le vincono i morti. Le guerre le vince chi ha più carne da mandare al macello, chi può vantare le cifre più alte fra i caduti.
Un milione... novecentomila... che importa quanti sono morti a Verdun? Che importa quanti sono morti nelle varie guerre? Che importa se il risultato è un mondo dove siamo arrivati di nuovo al limite? Alla soglia della sopportazione fra gli incapaci che reggono le fila?
Qualcuno è già pronto.. la carne da macello non manca. Non ci sono più le trincee, i pidocchi, il freddo e le malattie della prima guerra mondiale.
A Verdun, la battaglia durò circa dieci mesi.
Oggi le battaglie durano poco. E' l'attesa che è lunga... snervante... proprio per preparare l'odio dei poveri verso i più poveri.
Ci saranno altre battaglie, i vincitori stanno già ordinando le bare.
Disertate, se potete. E' l'unico modo per non dargliela vinta.


lunedì 20 febbraio 2012

Il mestiere che entra nel sangue

"E' mestiere che entra nel sangue!" Così dicevano i vecchi a noi ragazzi quando ci facevamo male aiutandoli in certi lavoretti. Un taglio, una martellata, una infilzata, insomma, quei piccoli incidenti dovuti alla distrazione, alla poca pratica... cose da poco ma che sembravano enormi. Mestiere che entra nel sangue, dicevano i vecchi. Seguito da un "non ti preoccupare" quando invece ti preoccupavi, sì, eccome se lo facevi. Magari pensavi di prendere un'infezione, oppure che per poco non ti portavi via un dito, insomma... eri preoccupato ma la volta dopo ci stavi attento.
Mestiere che entra nel sangue. Chi come mestiere sceglie quello delle armi non dovrebbe avere paura delle conseguenze a seguito della sua scelta.
Certo, fare il ragioniere non comporta molti rischi, al massimo una sofferenza e uno stress dei muscoli del braccio o del polso. Se decidi di girare il mondo con il fucile sottobraccio ci può stare che quel fucile tu lo debba usare o che ti tocchi fare da bersaglio a chi ha scelto il tuo stesso mestiere ma ha la divisa di un altro colore.
E se sei tu a usarlo devi anche accettarne le conseguenze. E' mestiere che entra nel sangue.
La vicenda dei militari in India è ben nota e non voglio fare la cronaca degli avvenimenti.
Non voglio nemmeno entrare nel merito di quanto hanno fatto i due militari. Hanno sparato e ucciso. Questo è un fatto. Il come e il perché verrà stabilito da chi di dovere. Spero in autonomia e senza pregiudizi.
Quello che mi colpisce è il tono della querelle diplomatica. Ci si litiga su un pezzo di mare. "Erano in acque internazionali" dice la diplomazia italiana. "No, territoriali" dice quella indiana.
Hanno fatto il loro dovere o sono due assassini? Ognuno tira acqua al suo mulino, ma alla fine, la cosa più importante e che mi sembra sia stata dimenticata è la solita, in questi casi: la vita umana. Due persone sono morte. Erano uomini, non numeri.
Cari diplomatici italiani e indiani, prima di accapigliarvi su cavilli e centimetri di acqua almeno pensateci per un attimo: due persone sono morte. Almeno, un po' di rispetto.


domenica 19 febbraio 2012

I ballerini delle poltrone

C'è grande movimento nel pallottoliere politico italiano. L'uscita di scena (almeno di facciata) di Berlusconi aprirà nuovi scenari, nuovi orizzonti, nuovi mutamenti sulla scena di quel teatrino che conduce a un bel posto fisso con stipendio assicurato (e molto alto) e pensione garantita (molto alta e molto alla svelta).
Poverini... se ne parla tanto male, ma, alla fine, cosa fanno se non quello che fa qualsiasi bravo cittadino? Si cercano un lavoro. Niente di più. Poi, se è un buon lavoro è meglio, no? Sarà contenta anche mamma di sapere il figlio o la figlia così ben sistemato\a.
E poi, magari, alla  mamma si fa pure un bel regalo, certo.
Nuovi scenari, quindi, nuovi orizzonti. Sinistra che diventa centro, centro che diventa destra, centro che rimane centro, centro che diventa sinistra (al centro sono molto elastici, si sa), destra che rimane destra, destra che torna al centro, lega che fa la lega, Casini che sente profumo di Presidenza del Consiglio, Fini che non ha ancora capito cosa ci sta a fare da quelle parti, ma qualcosa sicuramente ce la fa, D'Alema che chiede a Berlusconi cosa debba fare, Berlusconi che chiede a Dell'Utri cosa debba fare, Dell'Utri che chiede ad Andreotti cosa debba fare, Andreotti che è troppo vecchio e non ha voglia di andare in carcere a trovare Totò Riina e si limita a un'alzata di spalle. I comunisti che agitano la falce e martello ma che con la falce e martello non ci hanno lavorato un giorno in vita loro, i fascisti che si riuniscono sotto il silicone della Santanchè. Alemanno, Gasparri e Scilipoti che imitano i fratelli Marx (poi chi glielo spiega che non sono parenti di "quel Marx là!")
Insomma, un bel calderone di nomi, situazioni, partiti che si faranno, si distruggeranno, Di Pietro che farà il siluratore, Monti pronto a contendere al Berlusca la poltrona di Presidente della Repubblica... e altro e altro ancora.
Un gran casino, quello è certo.
Come altrettanto certo è che chi ci rimetterà saranno gli italiani, perché, ancora una volta, alla fine sceglieranno il meno meglio.
Come sempre.
Il gran ballo è aperto... i ballerini stanno già muovendo i loro passi. Il pubblico è in fremita attesa di applaudire contento.

sabato 18 febbraio 2012

L'occasione perduta

Vent'anni fa tangentopoli. Vent'anni e un giorno fa, come è stato ricordato ieri dai mezzi di informazione. Quell'arresto che diede il via a quel grande e importante periodo della nostra storia noto, appunto, come Tangentopoli.
Avrebbe dovuto essere una nuova primavera per questo paese, una nuova liberazione, dopo quella dal fascismo del '45. Un paese sommerso dalla corruzione, dall'illegalità, dal voto di scambio. Un paese dominato dalla mafia collusa con la DC e dalla spregiudicatezza politica e sociale di Bettino Craxi e del suo PSI. Il tutto con il tacito assenso del PCI, fuori dai giochi ma desideroso di sopravvivere e quindi muto di fronte alla distruzione del Paese perpetrata da questi schifosi soggetti.
La storia, che notoriamente è scritta dai vincitori, non ci dirà mai come andarono veramente le cose, quale sottobosco si sia mosso e com'è che il barile fosse stato scoperchiato, ma tant'è che così accadde.
E iniziò una nuova stagione: sembrava, allora (il sottoscritto era molto giovane e molto pieno di entusiasmo) che una nuova Italia sarebbe sorta dalle macerie di quella disastrosa prima repubblica.
Durò poco l'illusione.
Pochissimo.
Il male vince sempre e i suoi servi sono sempre più forti e, soprattutto, più cattivi.
Spietati.
Capimmo nel maggio di quell'anno che le cose, non solo non sarebbero migliorate, ma sarebbero addirittura peggiorate. Ce lo fecero capire Totò Riina, Giovanni Brusca e i futuri politici protagonisti della scena prima siciliana e poi nazionale. Ce lo fecero capire facendo saltare in aria il giudice Giovanni Falcone. Pochi mesi dopo, tante volte non avessimo capito, fecero saltare in aria anche Borsellino.
E poi ci furono gli attentati come quello di via Georgofili a Firenze.
E poi iniziò il processo di screditamento dei giudici di Mani Pulite.
Di Pietro si dimise e passò alla politica. Mi sono sempre chiesto perché. Chi lo aveva costretto a fare questo?
E, soprattutto, mafia e politica decisero di mettersi insieme in modo ufficiale... nemmeno più sotterraneo com'era stato fino ad allora. Nacque Forza Italia e un piccolo Duce prese le redini del Paese, che ancora poteva a fatica tenersi l'iniziale maiuscola. Dopo di lui, divenne paese.
Tutto minuscolo è diventato. Esattamente come lui.
Anche noi... non ci meritiamo più la maiuscola.
Un'occasione sprecata... avremmo potuto essere belli, ci siamo lasciati sfregiare.


Una sera di metà febbraio...

Sono tempi di crisi, di capitani Schettino, di neve a febbraio, di farfalle sanremesi... tutto quanto fa spettacolo.
La morte, la figa, il freddo, i sermoni... un enorme reality show condito dalle bocche aperte, dalle opinioni sicure, dalla sapienza innata.
Siamo tutti come i vecchietti che stanno a guardare i lavori in corso e ogni tanto vogliono insegnare agli operai come si fa.
E siamo addormentati, lenti, senza un briciolo di dignità per cercare di non farsi offendere dalla vita.
I sentimenti sono ormai roba da reality show, le emozioni si comprano al supermercato. Non si vive più come esseri umani, ma come prodotto di una società. Tante lattine sistemate su scaffali persino poco sicuri. E a rischio di cadere.
E anche i momenti di riflessione non contano più niente. Sono lenti. Mentre invece occorre essere veloci, sempre sul pezzo, sempre sulla notizia, sempre con la protervia di chi sa tutto. Come pettegole.
Vecchie beghine di paese deluse dalla vita e dagli affetti, pronte a rivoltare tutto e a sfogare le proprie frustrazioni su chiunque.
Siamo così...
Siete così...
Ma, a pensarci bene... pure io sono così.


mercoledì 15 febbraio 2012

Festival Carnival

E' un'Italia che va, è un'Italia che soffre, è un'Italia che prega... ed è un'Italia che canta!
(Insomma, canta...)L'indistruttibile è tale proprio perché non può essere distrutto. Arrivano terremoti, navi che affondano, vulcani che eruttano, crisi economiche, spread che sale, governi che cadono, papi che vengono minacciati, calciatori che sbagliano rigori... può succedere di tutto in Italia, ma ci sono cose che non ne vengono mai minimamente toccate.
E, una di queste, è il festival di Sanremo. Odiato da tutti, guardato da tutti. Personalmente ne ho sempre (o quasi) sentito parlare male. E' un po' come certe feste: tutti le schifano ma poi tutti festeggiano. Sanremo è lo stesso. Non chiamiamolo festival della canzone, almeno. Non oltraggiamo la canzone italiana, così importante, così alta.
Sanremo è un grande coacervo che ormai è soltanto spettacolo e pure di bassa lega. Fino a qualche anno fa era una sorta di vetrina per chi aveva qualcosa da dire (anche inutile, ma sempre qualcosa da dire) una volta l'anno per 4 minuti. Ora non è più nemmeno quello, la canzone ha perso completamente rispetto al reality show che si mette in moto. E certo non è un caso che arrivi nel periodo di Carnevale. Certe derive freudiane nei suoi antichi organizzatori, evidentemente, hanno lasciato il segno.
Mi fa specie che vecchi leoni della canzone come Morandi e Celentano siano così rincoglioniti da prestarsi come clown in questo immenso circo.
Comunque, fa niente... così come fa niente scriverne o parlarne. Non serve. Sanremo è Sanremo... l'Italia è l'Italia e gli italiani sono gli italiani.
A volte è un piacere essere lontani.
Sanremo è Sanremo, sì... ma per fortuna le radio straniere passano altra roba.

Per fortuna...

martedì 14 febbraio 2012

I signori degli anelli

In tempi antichi, quando frequentavo la scuola superiore, ahimè, a indirizzo tecnico (non sarò mai abbastanza pentito di aver frequentato una scuola sforna deficienti e intrisa di piccoli fascistelli che, in effetti, erano già sulla buona strada per diventare deficienti) ricordo (con nemmeno malcelato orrore) le spiegazioni sulle materie economiche: le chiamavano scienze.
Scienze.
Scienze con tanto di scienziati che avevano formulato teorie (ovviamente scientifiche) al riguardo.
Non mi sono mai interessato, a dire la verità, a quanto potesse essere interessante quella "scienza". Ci ripenso oggi, a distanza di anni, vedendo quello che succede. Leggendo giornali, sentendo parlare questi grandi economisti.
Ma quale scienza? Ma piantatela di prenderci per il culo, che non capite niente. E' magia... niente di più, niente di meno. Illusionismo. Tutto questo comparire e sparire (più che altro sparire) del denaro. Tutti questi soldi "bruciati"... miliardi di dollari, magari in una mattinata, magari solo perché Obama ha un'unghia incarnita.
Miliardi bruciati? E da dove venivano? E se c'erano perché bruciarli? Perché non utilizzarli, invece, per chi ne ha bisogno? Meglio di mandarli in polvere, no?
Ma il fatto è che non ci sono. Sono tutte finte, tutte invenzioni. Di voi illusionisti che state a parlare di niente e avete culo che la gente è addormentata. Sì, dico a te che stai leggendo e magari al bar dai le tue ricette per superare la crisi, magari pensi anche di capirci qualcosa. Non ci capisci niente. E meno di te ci capisce chi tira le fila. Chissà risate che si fanno, me li immagino, vestiti di bianco con i lunghi capelli come gli stregoni de Il Signore degli Anelli, quando sono lì.. a tirare i dadi e dire: "oggi chi mandiamo in rovina? Getta i dadi.. a ogni numero corrisponde un paese, un'azienda..." E gettano i dadi. E un numero esce. E la magia è pronta.
Scienza.
Ma quale scienza?


lunedì 13 febbraio 2012

Atene brucia

Atene brucia e l'Europa sta al gelo, ma ha paura di poter bruciare presto anch'essa. Quello che sta accadendo in Grecia sembra una sorta di preludio di quello che potrebbe essere un anno molto "caldo" e non per la temperatura ambientale.
La Grecia... paese di grande storia e grande tradizione, oggi ridotto in ginocchio e costretto a delle misure folli per poter (ma poi saranno utili?) risollevarsi.
La Grecia, paese dilaniato da una dittatura fascista, un po' come l'Italia, come la Spagna, come il Portogallo. Gli altri paesi a rischio.
Questo mi spaventa.
Manifestanti
Perché la gente che sta in piazza a urlare, a tirare sassi e molotov, a bruciare banche, non sa cosa in realtà potrebbe succedere. Questa non è la rivoluzione del popolo. L'ho detto e lo ripeto. Non lo è.
C'è dietro un disegno molto più grande, atto a nascondere il fatto che il capitalismo liberista è giunto al capolinea. E quello che verrà dopo... mi spaventa. Mi spaventa molto.
Non c'è bisogno di andare in piazza a spaccare tutto, per fare la rivoluzione. C'è bisogno di farla dentro di sé. Nella mentalità. Nel modo di vivere. Nel dire NO!.. a certe metastasi del capitalismo. A tornare a vivere come esseri umani e non come consumatori. Tornare a vivere come donne e uomini che pensano, non come indicatori di mercato.
Questa è la vera rivoluzione.
Ma non avete capito un cazzo.


domenica 12 febbraio 2012

Monti Time

Mario Monti è finito sulla copertina del Time e non ha dovuto né raccontare barzellette, né mettersi una bandana in testa, né simulare orgasmi con una procace ventenne. Comunque vadano le cose, ben venga. Almeno, per una volta, un rappresentante dell'Italia non finisce sotto i riflettori per qualcosa di cui vergognarsi.
Poi, che si siano detti lui e Obama, chissà se lo sapremo mai realmente. E chissà se lo sanno loro. Io continuo a pensare che in questo mondo dominato da tutto ciò che è astratto (mercato, borsa, indici e, più in generale il denaro, che, a pensarci bene, tanto astratto in effetti non è) delle persone (perché anche loro sono persone, sì) non ci capiscono niente. Fanno solo finta. Si sbottonano e riabbottonano la giacca, si stringono la mano, fanno sorrisi di circostanza, dicono quelle tre, quattro frasi a effetto, fanno finta di capire mentre parla l'altro e amenità del genere.
Insomma... è tutto un grande bluff. Di reale ci sono le persone che non arrivano a fine mese, che aumentano ogni giorno di più. Chissà che succederà quando saranno troppe. Perché in quel caso potrebbero diventare un problema. Lo diventerebbero se decidessero di unirsi, di fare un fronte contro un mondo che è ormai finito. Ma c'è sempre il piano b: metterle contro, queste persone. Si chiama guerra. Potrebbe essercene bisogno.
E chissà se tutte queste persone riusciranno a decidere da sè o, come sempre accade in questi casi, ci sarà qualcuno che decide per loro?

sabato 11 febbraio 2012

Beato chi ci crede

Joseph Aloisius Ratzinger
Per gli appassionati di intrighi e misteri, magari conditi da quel po' di esoterismo e profumo di medioevo, in questi giorni il Vaticano sta dando delle belle opportunità di divertimento.
Sembra di essere tornati ai tempi (per loro doratissimi, invero) dei Borgia, dei Papi guerrieri, dei Papi temporali. Complotti, omicidi, assassinii... e chi più ne ha più ne metta.
Lo scoop del Fatto Quotidiano rivela l'esistenza di un "complotto omicidiario" nei confronti di Benedetto XVI.
Non ho letto bene tutti gli articoli, mi riprometto di farlo al più presto. Naturalmente ci sono state le smentite di rito da parte degli organi vaticani (avrebbero potuto dire altro?).
E, in ogni caso, teniamoci il beneficio del dubbio (anche se, allora, si aprono molte domande da dove sia saltato fuori quel documento).
Ma una cosa rimane certa: vero o non vero questo complotto per uccidere il Papa, rimane il fatto che la Chiesa di tutto si occupa meno che della spiritualità. Il Vaticano altro non è che una monarchia assoluta, retrograda, velenosa, desueta. Piena di simboli e simbologie assurde, che, se non supportate dal ricatto della superstizione, farebbero ridere chiunque. Anche chi ha paura. Anche chi crede solo ed esclusivamente per paura.
Mi pregio del fatto di avere il dono della NON credenza, sennò, se credessi in un Dio, nel Dio che loro chiamano Amore; se credessi in Gesù Cristo morto sulla croce per il genere umano e di cui loro si fanno portavoce, con i loro ermellini, i loro ori, la loro falsità... beh, se credessi in tutto questo, temo proprio che reagirei male.
E intanto, loro giocano ai complotti... bel modo di occuparsi della spiritualità.
Beato chi ci crede...


venerdì 10 febbraio 2012

La ruota che gira

Cent'anni fa gli italiani emigravano. Andavano via da un paese povero, arretrato, diviso fra un nord conquistatore e più ricco e un sud conquistato e più povero. Tenuto insieme con la colla dell'unificazione sabauda ma senza un vero progetto di Paese.
E la gente andava. Andava in cerca di una vita migliore, non tanto per sè (perché i lavori che andavano a fare questi migranti erano veramente duri e, talvolta, terribili) ma per chi sarebbe venuto dopo.
Era un progetto.
Vero.
Francia, Belgio, Argentina, Stati Uniti...
Gli italiani andavano.
Poi siamo diventati, se non ricchi, almeno borghesi. E pantolofai. E non siamo andati più. Abbiamo coltivato il portafogli ma non il cervello. Senza nessuna base culturale, abbiamo cominciato a comportarci da arricchiti scemi, come si vedono nei film, senza un minimo di gusto, di poesia, di cultura, di senso del bello. Rozzi, volgari, di quelli che vogliono darsi un tono, ma un tono non ce l'hanno.
Abbiamo cominciato a essere macchiette, pensando che bastasse una pelliccia per simulare la nobiltà.
E in questo modo ci siamo comportati con quelli che sono arrivati qui dall'estero. Con sufficienza, con arroganza, con odiosa superficialità. Con (presunta) superiorità.
E ora? Ora sono finiti anche quei tempi, cari miei. C'è un altro mondo all'orizzonte. Altre ricchezze, altre realtà, altre pellicce. I vostri figli andranno a fare i camerieri in Cina, in Brasile, in India...
E io... devo dire che sono contento. Verranno su senz'altro meglio di chi li ha preceduti.

giovedì 9 febbraio 2012

Dalle stelle alle stalle

Dall'Olimpo (il monte degli dei) all'Olimpico (lo stadio delle ultime speranze). Sembra un curioso destino quello che accumuna Grecia e Italia, oggi come un tempo. Nell'antichità due veri e propri "centri del mondo" oggi invece camminanti sul filo del fallimento come Stati.
La Grecia degli dei, di Atene e Sparta, dei grandi Re, dell'epica  guerra di Troia, di menti eccelse come Pericle, dei filosofi come Aristotele, dei matematici, degli scienziati, dei poeti, degli scrittori. La Grecia della bellezza, delle arti, del Partenone, della più florida civiltà della storia. L'Italia dei condottieri, di Giulio Cesare e Ottaviano Augusto, delle grandi opere, del Colosseo, della perfezione architettonica.
La Grecia e l'Italia mirabili esempi di civiltà nel mondo antico.
Oggi le ultime ruote del carro.
Da Cicerone a Gasparri, da Scipione a Schettino, da Seneca ad Alemanno. Questi siamo, oggi... con un piede nell'Ade e l'altro preso dai crampi.
Il tonfo è vicino... chissà che risate si staranno facendo su, sul monte degli dei. Chissà quanto scuoteranno la testa a vedere questi figli scemi. Chissà i sospiri. E poi... non sono mica sicuro che staranno facendo quattro risate, a ripensarci. Secondo me piangono. Lacrime gelate.
Da domani pare che continueremo a vederle, speriamo che stavolta Alemanno abbia letto bene le previsioni.


martedì 7 febbraio 2012

Le schegge impazzite

Dovrebbero stare zitti. I ministri dovrebbero stare zitti e fare il loro lavoro. E basta. Tutti gli apparati di governo dovrebbero tacere e impegnarsi a fare ciò che devono fare, che è il motivo per cui si trovano su quegli scranni: salvare il Paese dalla crisi.
Invece parlano.
E a sproposito.
E non si rendono conto di come, ogni volta che aprono bocca, alimentano l'odio per la classe dirigente, alimentano un qualunquismo di maniera che non serve a niente, alimentano le lagnanze del popolo più ignorante e lontano dalla politica, quello che se ne è sempre fregato di tutto e di tutti, pensando solo al proprio tornaconto.
E, soprattutto, alimentano in chi, invece, la politica l'ha sempre seguita, ha sofferto, ha scelto, ha sbagliato magari, ma ha sempre cercato di capirci qualcosa, una sorta di stesso qualunquismo delle persone di cui sopra.
Perché come si fa a non dare addosso a questi ministri che si stanno dimostrando niente di più che dei ricchi stupidi e privilegiati?
Ha cominciato quel vice ministro a dire che chi non si laurea prima dei 28 anni è uno sfigato. Certo, caro vice ministro... se ha gli appoggi che ha lei, di sicuro chiunque si laurea anche a 23 anni.
Poi il Presidente Monti e la sua battuta sul posto fisso.
Ministro Cancellieri
Ora ci si è messa la ministra Cancellieri e la sua uscita ancora sul posto fisso, mettendoci il carico peso, "posto fisso vicino a mamma". Certo, se tutti possono sistemare il figlio come lei ha sistemato il suo, appena nominato Direttore Generale di Fondiaria-Sai. Un posto ben poco precario con uno stipendio da 500.000 euro l'anno, uno si può anche allontanare da casa.
State zitti, ministri. State zitti. Perché, in teoria, avreste anche ragione. Perché è vero che bisogna lasciar perdere l'idea del posto fisso (e io trovo sia anche giusto, sono cose che accadono solo in Italia, figlie di quel consociativismo democrocristian-comunista degli anni del dopoguerra). E' vero che all'università ci si va per studiare e non per farsi una solida esperienza sessuale e che ci si dovrebbe laureare ben prima dei 28 anni. E' vero che gli italiani sono troppo mammoni e poco propensi (come TUTTI gli altri stranieri, senza distinzioni... ho conosciuto solo italiani che vogliono stare sempre sotto la gonna di mamma') ad allontanarsi da casa.
Ma non dovete dirlo voi, non ne avete il diritto, voi che vivete la vostra vita agiata, senza alcun tipo di problema. Voi che vivete nel lusso e chiedete i sacrifici ai cittadini.
State zitti!
State zitti e lavorate.
State zitti e vedrete che uno i sacrifici li fa.
Ma abbiate almeno il buon gusto di seccarvi la lingua!
Imbecilli!


lunedì 6 febbraio 2012

RITORNO AL FUTURO

Oggi prendo la macchina del tempo e mi porto avanti di qualche mese.
29 luglio: oggi è stata la giornata più calda dell'anno, anzi, non si sentiva così caldo da 118 anni, tranne l'anno scorso che non si sentiva così caldo da 129 anni e, a pensarci bene, due anni fa non si sentiva così caldo da 133 anni.
Si consiglia di non uscire nelle ore più calde perché potreste sudare e sentire fin troppo gli effetti del sole. Si consiglia di bere molta acqua e mangiare frutta e verdura. Capito? Limitate il consumo di: salsicce, cinghiale arrosto e polenta.
Non mettetevi in viaggio nel fine settimana perché c'è il bollino nero e quindi dovete rimanere in casa. Partite tutti lunedì che non c'è nessuno, no? E' così semplice...
Disagi nelle città, dove i turisti fanno il bagno nelle fontane pubbliche e si chiedono come mai faccia così caldo in questa stagione? E' straordinario, da non crederci... un po' come la neve in inverno.
E' proprio un mondo pazzo, non c'è niente da dire... non ci si capisce più nulla.
E nemmeno i treni arrivano in orario. O sono bloccati dal troppo freddo o dal troppo caldo.
Che vita difficile...


domenica 5 febbraio 2012

Per un fiocco Giannin perse la testa

Per mettere in ginocchio la Roma dei Cesari ci vollero decine e decine di anni di  invasioni barbariche. Per mettere in ginocchio la Roma di Alemanno è bastata una bella nevicata.
Non si è ancora spenta l'eco delle imprese del prode Capitan Schettino, che troviamo il modo di farci ridere addosso un'altra volta in tutto il mondo. Il protagonista dell'ultima comica, stavolta è lui: Gianni Alemanno, uomo che, per motivi noti solo agli dei, è sindaco della capitale italiana.
Alemanno sta alla testa di tutta una serie di personaggi che stanno portando avanti una commedia (anzi, tragedia) dell'arte, di fronte a una nevicata così forte da piegare in due un paese intero (o quasi). Sicuramente una città intera... e che città.
Nevica in inverno. Dopo la constatazione di questa terribile, ma soprattutto inaspettata verità (chi si potrebbe aspettare, infatti, la neve in questa stagione?) sono scattati allarmi e controallarmi, paure, proclami, stati di emergenza... insomma, quasi un allarme catastrofe nucleare.
E poi? Poi succede che nevica davvero... e tutto va in tilt.
E cominciano le comiche.
Fra l'altro Alemanno la faccia da comico (e la voce) ce l'ha, quindi il ruolo gli viene particolarmente bene. Da rotolarsi sulla sedia la scusa che ha cercato di inventarsi, proponendo un classico della comicità: la commedia dell'equivoco.
"Dai 15 ai 30 mm di acqua" Gli hanno scritto dalla protezione civile, che corrispondono a dieci volte tanto in neve. In tutto il Comune di Roma non c'era nessuno in grado di capirlo, evidentemente. Alemanno continua a non farlo, portando al geniale eccesso questa storia dell'equivoco. Mi chiedo se Cerami e Benigni siano fra i suoi sceneggiatori.
Non contento, e, soprattutto, desideroso dell'oscar, sta continuando a proporre battute spassose e gag di favolosa intensità. Dalla commissione d'inchiesta all'affermare che "erano 35 anni che non nevicava così a Roma: era il 1985" Fantastico... nemmeno Groucho Marx oserebbe tanto.
Ops, mi scuso Sindaco... non vorrei che, leggendo, pensasse che il Marx in questione fosse... "l'altro". Poi la commedia degli equivoci continuerebbe, ma, si sa... poi le cose lunghe, stancano.

sabato 4 febbraio 2012

Il paese della vergogna

Falcone e Borsellino
Fra pochi mesi in Italia si assisterà a una serie di celebrazioni che, per me, avranno lo stesso sapore che si sente in bocca quando si vomita e subito dopo.
Si celebrerà il ventennale delle morti di Falcone e Borsellino. Politici, militari, mafiosi, piduisti... ci saranno tutti a piangere lacrime di coccodrillo per questi due eroi (sì, così li chiameranno) che si sono sacrificati per il loro Paese. Sentiremo frasi retoriche, false, scritte a tavolino da giovani portaborse che erano dei bambini, quando le bombe della mafia consegnarono lo Stato in mano ai nuovi padroni.
Le facce di plastica mostreranno dolore esterno, ma dentro esulteranno. E Falcone e Borsellino? Sono al loro posto, quello degli eroi. Perché gli eroi sono tutti giovani e belli. E, soprattutto, morti. E da morti non parlano. E, soprattutto, non indagano.
Ho letto la notizia delle dichiarazioni di un colonnello dei carabinieri, il quale ha affermato che Borsellino sapeva. Sapeva che si stava preparando un attentato contro di lui. Sapeva che a breve sarebbe morto. Ma è andato avanti. Fino all'ultimo giorno. E alla fine il botto è arrivato. Borsellino ha raggiunto Falcone. E a cosa è servito il loro sacrificio? A vedere uno stato mafioso prendere il potere, anzi, mantenere il potere, come e più di prima. E' servito a creare un finto sentimento di commozione popolare, a piantare alberi che erano già secchi e ammuffiti prima ancora di mettere il primo fiore. E' servito ad alimentare una finta speranza: che la mafia si potesse combattere. Loro ci hanno provato, hanno perso e hanno perso nel peggiore dei modi: sono morti. E sono morti per un sacco di persone a cui non frega nulla. Fatemi un favore: non fate finta di commuovervi, fra qualche mese, quando inutili parole invaderanno tutti i media in una gara di cui tutti dovrebbero vergognarsi.
L'unica cosa certa è che due grandi uomini (e le loro scorte) sono morti. Il rispetto esigerebbe silenzio. In questo caso più degli altri.
E non facciamo finta di non sapere chi c'era dietro quegli attentati. Avete mai letto un libro giallo? Ecco... di solito la soluzione è la più semplice. Di solito, basta guardare chi è che ci guadagna, dalla morte di qualcuno.
Le risposte ci sono. Gli occhi chiusi anche.
E la retorica è pronta a esplodere in tutta la sua devastante potenza. Come una bomba.


giovedì 2 febbraio 2012

Fissiamo il posto

Monti ieri sera ha affermato che il posto fisso è monotono e i giovani si devono abituare al cambiamento.
Ovviamente oggi c'è la rivolta dei giovani (ma, mi pare, soprattutto dei meno giovani) nei confronti del Presidente del Consiglio.
Io credo che abbia ragione. Magari ha sbagliato tempi e modi,  ma... diciamocela tutta. Che palle dover morire come si è nati. Che palle fare per trent'anni la stessa cosa. Che palle vendere la propria vita per questo posto fisso e illudersi che due settimane di vacanze l'anno, o il cellulare nuovo, siano una contropartita sufficiente.
Che palle!
Cresciuti in un mondo dove tutto sembrava diritto acquisito, poi è inutile lamentarsi dei diritti acquisiti dai politici.
Che palle! Ha ragione Monti: il posto fisso è monotono, il posto fisso non esiste più. Facciamo anche altri lavori, non è necessario essere querce che stazionano nello stesso punto per tutta la vita.
Ha ragione Monti: non bisogna abituarsi al posto fisso.
Presidente Monti... lei è senatore a vita, più fisso di così! Ci faccia vedere che è uomo di struttura: lasci il posto di senatore a vita, vedrà che la fiducia nei suoi confronti aumenterà a dismisura. E poi, diciamoci la verità: è monotono stare sempre seduto su quei banchi. E palloso.

mercoledì 1 febbraio 2012

Raiuto

Seguire le notizie stando fuori dal paese, solo su internet senza l'intervento di radio e tv, dà a volte una sensazione strana, quasi di posizione attiva nei confronti delle notizie stesse. In questi giorni mi capita di avere un confronto "binario" con la Rai. Spot e controspot che invitano (anzi, obbligano, perché il canone è un TRIBUTO, dicono) a pagare un centinaio di euro per quello che una volta era il canone rai, poi per fregare meglio tutti è stato trasformato in una tassa sul possesso della tv. Rimane una tassa che va a impinguare le casse della tv di Stato.
Intanto sale la polemica su Celentano a Sanremo. 350.000 euro per una serata, il doppio per due o più serate. Bel lavoro fare le pause, dovrei pensarci anch'io. Comunque, non ce l'ho con Celentano. Lui è un'artista, addirittura diventato ormai un mâitre à penser del costume e della società. Ha quindi tutto il diritto di chiedere quanto ritiene giusto per i suoi interventi. Lo scandalo è che la Rai gli dia quei soldi. Poi... che fine facciano quei soldi ci importa poco: è inutile che veniate a dire che saranno devoluti in beneficienza e che, oltretutto, Celentano ci pagherà le tasse sopra anche se non intascherà un centesimo.
Non è questo il punto ed è qui che ci fregano. Il punto è che un'azienda pubblica, finanziata in buona parte dai cittadini che fanno anche un sacrificio per pagare questi 100 e passa euro, non può, in un momento come questo, buttare via tutti questi soldi. E non solo per Celentano. Quanto costerà tutto il baraccone di Sanremo? E altre trasmissioni in cui milioni e milioni di euro vengono buttati, bruciati, distrutti! Così... senza il minimo rispetto per quelli che sono i veri padroni della Rai: voi! Voi, cittadini siete il vero consiglio di amministrazione, non questi pagliacci servi e leccaculo di partito. Come questo nuovo direttore del tg1, appena nominato dai berluscones e, ancor prima di insediarsi ha fatto la solita magra figura dell'italianetto in un italietta da poco. E non solo per il solito servilismo, ma anche per la stupidità dimostrata nel cascare alla finta telefonata di un pessimo imitatore di Bossi (un giornalista di radio24, se non ho letto male) e prostrarsi in ginocchio davanti a lui.
Dimostrando ancora una volta che non è cambiato niente.
Il caimano è ancora vivo.
Voi siete morti.
Sveglia... la Rai è vostra, riprendetevela.
Non date 700.000 euro in beneficienza, non ce n'è bisogno, ora. Che li diano loro, 700.000 euro. Ce li hanno! Eccome se ce li hanno!